Riunione del 22 ottobre

Di seguito trovate il verbale della riunione del 22 settembre, utile agli assenti per farsi un’idea di ciò che è stato discusso e deciso. Per quanto riguarda invece i presenti, ditemi pure se ci sono delle correzioni da fare, visto che in fondo riporto le vostre affermazioni.

Il verbale è composto da:

La prossima riunione sarà mercoledì 6 ottobre alle 20.45. Io e la Roberta prepareremo una cenetta per le 19.30, sempre nella cucina del circolo. Se volete dare una mano fatevi pure avanti e comunque cerchiamo tutti di spargere un po’ la voce.

La cena ha la funzione di rendere un po’ più appetibili i nostri incontri e di incentivare la partecipazione anche dei soci che, per diverse ragioni, ultimamente sono un po’ latitanti.

Credo che un momento informale come quello della cena sia un’ottima occasione per esporre questi “diversi motivi”. Mercoledì Mauro è riuscito a venire al gruppo formazione e a buttare fuori tutto il disagio che stava vivendo in questo periodo al Buena. Credo ci siano altre situazioni analoghe a quella di Mauro e ritengo che sarebbe opportuno affrontarle. Non si tratta di psicoanalizzare nessuno, o di prendere tempo prendendo in giro la gente. Si tratta semplicemente di trovare dei momenti tra di noi per parlare e per capirsi.

Ciao a tutti, Luca


Verbale riunione gruppo formazione del 22 settembre 2004

Inizio riunione ore 21.30.

Totale presenti: 10

Luca, Giovanna, Gianfranco, Davide, Angelo, Mauro, Roberto, Laura Galvan, Roberta, Alberto.

O.D.G.

  1. Luca presenta sinteticamente il documento “Il punto della situazione” precedentemente inviato a tutti i presenti lunedì 20;
  2. Discussione aperta sul documento;
  3. Giro di considerazioni personali sul proprio futuro e sul Buenaventura.

VERBALE ANALITICO

Punto 1.

Luca presenta sinteticamente il documento “Il punto della situazione” precedentemente inviato a tutti i presenti lunedì 20.

Luca: Questo documento cerca di fare un po’ il punto della situazioni dopo 12 mesi di incontri. Nel settembre del 2003 abbiamo progettato una serie di corsi formativi finanziati poi dal Centro servizi di Treviso, allo scopo di risolvere alcuni problemi importanti. A distanza di un anno è necessario chiedersi quali risultati sono stati raggiunti, quali problemi rimangono ancora insoluti e quali nuove questioni sono emerse.

Questo documento è condito volutamente con alcune provocazioni, allo scopo di facilitare l’apertura del dibattito sui temi centrali. Al riguardo, alcuni soci hanno già espresso perplessità e il bisogno di chiarimenti su alcune questioni.

Punto 2.

Discussione aperta sul documento;

Angelo: Esprime notevole perplessità sul documento del gruppo “rapporti con le istituzioni” riportato a pagina 6. In particolare sulla seconda strategia del primo obiettivo: “Sviluppare un progetto politico alternativo da proporre alle diverse forze politiche impegnate nelle prossime amministrative”. Al riguardo Angelo esprime soprattutto:

  1. il timore che alcuni soci vogliano utilizzare il nome del Buenaventura per scopi personali durante le prossime amministrative di Castelfranco;
  2. la considerazione che ultimamente il Buena sta cominciando a buttarsi in politica senza però avere l’appoggio dei soci;

Roberto: Risponde al primo punto. Ammette che il passo citato dal documento è un po’ ambiguo e quindi può comprensibilmente indurre a legittime considerazioni. Tuttavia, gli autori del documento non si prefiggono lo scopo di candidare alle elezioni il rappresentante del Buenaventura. Il documento va piuttosto letto prima di tutto nelle sue motivazioni. Con l’esperienza del forum giovani molti soci si sono resi conto di come vengono utilizzati i fondi pubblici. Questi fondi appartengono anche a noi in quanto cittadini, ed è giusto che la cittadinanza inizi ad organizzarsi per chiedere un cambiamento di direzione, perché è un nostro diritto. L’esigenza di un documento programmatico che cerchi di chiarire le idee, soprattutto a noi stessi, nasce appunto in questo clima di forte eccitazione. Tuttavia, molto resta ancora da decidere. Infatti, il documento pone la questione del progetto politico alternativo come una strategia, ma non esprime considerazione intorno ai contenuti del progetto in quanto tale. Ci sono comunque alcune idee in cantiere. Una di queste è quella di riuscire a costituire una rete delle associazioni di Castelfranco, che riesca ad esprimere pareri importanti su queste questioni. Un’idea che la rete delle associazioni potrebbe proporre potrebbe essere quella di esprimere effettivamente un candidato alle prossime elezioni, ma questa richiederebbe prima un lavoro molto articolato tra associazioni. Un’altra idea sarebbe quella di riorientare gli attuali fondi (attualmente gestiti in modo pessimo) per finanziare bandi di progetti che i gruppi giovanili di Castelfranco possono proporre. Comunque sia, qualsiasi siano le proposte, il Buenaventura farebbe parte di una rete di associazioni e quindi non sarebbe una crociata solitaria.

Laura Galvan: Il Buena non mira a prendere il posto dell’Agenzia delle Idee. Non vuole fare la lotta con il comune per diventarne il nuovo partner esclusivo. Alcuni dirigenti ci hanno già fatto proposte in tal senso, ma noi abbiamo rifiutato.

Alberto: Risponde al secondo punto. Quando il Comune ci ha chiamati a partecipare al forum, noi non avevamo una chiara idea di quali fossero i nostri obiettivi. Noi andavamo li solo a sentire quel che succedeva, per poi riferire al Buena. La nostra preoccupazione era quella di non farci strumentalizzare lavorando per il comune. Dopo alcune riunioni ci siamo però accorti che il pericolo era reale e quindi abbiamo iniziato a escogitare delle strategie per correre ai ripari. Certo, avremmo potuto mandarli al diavolo, ma per l’opinione pubblica saremmo stati i soliti rompiscatole che criticano e alla fine non propongono nulla (è bene ricordare che oltre al Buena c’erano anche altri gruppi, i quali manifestavano invece, salvo alcune eccezioni, un’apertura totale su tutte le scelte del comune). Abbiamo deciso quindi di esercitare fino il fondo il diritto (visto che ci avevano invitato proprio per questo) di esprimere le nostre idee sul forum, cominciando a porre delle forti condizioni per la successiva collaborazione. È da questo momento che i soci del Buena che partecipavano al forum hanno iniziato a rendersi conto della necessità di fare chiarezza sui nostri obiettivi, per evitare di trovarsi poi nella situazione di dover sempre correre ai ripari a causa delle scelte di altri. In questa fase abbiamo sempre cercato di tenere informato il più possibile il nostro gruppo formazione. Tuttavia, è vero che alcune questioni sono state messe su carta prima che fossero state oggetto di un’ampia ed esauriente discussione del gruppo. Questo però dipende da tutti noi, nessuno escluso. È ora che tutti noi facciamo un passo indietro, e che le questioni importanti del Buena vengano finalmente affrontate.

Punto 3.

Giro di considerazioni personali sul proprio futuro e sul Buenaventura.

Gianfranco: Il gruppo dovrebbe dedicare più tempo a queste discussioni. Parlare di queste cose significa parlare di noi stessi. Bisognerebbe dare priorità alle discussioni al nostro interno e fare in modo però che risultino un po’ più produttive. Dopo 12 mesi mi sembra che siamo sempre qui a discutere le stesse cose, ma senza fare notevoli passi avanti. La gente poi si demotiva e non viene più.

Giovanna: Bisognerebbe allargare di più questo gruppo lavorando sulla partecipazione, in modo che le decisioni che escono da questo gruppo rappresentino il maggior numero possibile dei soci attivi. C’è comunque anche l’esigenza di maggiore dinamicità nel prendere decisioni ricorrendo a gruppi più ristretti che hanno però il problema di essere poco rappresentativi. Parlando di me, mi rendo conto di non essere molto presente in questi ultimi tempi. Al circolo non si sono affrontate e discusse certe questioni che personalmente sentivo molto importanti. Ho letto quindi un disinteresse da parte del circolo su queste problematiche e questo mi ha spinta ad allontanarmi. Bisognerebbe ridiscutere in modo più serio questi punti ed essere un po’ più concreti. In particolare mi riferisco alla questione del volontariato puro o meno.

Per quanto riguarda la questione ideale del circolo, sento la necessità di andare oltre alla visione del Buena come semplice contenitore.

Mauro: Il risultato più comune al Buena è quello che alla fine la gente se ne va via. Non sto parlando dei semplici birraioli, ma delle persone che qui si danno da fare. Siamo in una situazione nella quale la gente si demotiva. Non c’è nessuna forma di gratificazione, né in termini economici, né in termini umani. Mi sono impegnato al circolo perché uno dei miei obiettivi era quello di trovarmi una occupazione nel settore musicale. La mia strategia era quella di fare aumentare gli introiti del circolo fino a poter coprire l’eventuale riconoscimento economico di un responsabile concerti. Molte delle cose che faccio qui le propongo anche in altri locali nei quali qualcosa riesco a racimolare per coprire almeno le spese. Qui invece niente. Questo anno c’ho perfino rimesso 300 euro. Sono comunque cosciente del fatto che il Buena per ora non può permettersi dei professionisti. Inoltre cosa direbbero i soci se un giorno scoprono che mentre loro fanno volontariato qualcun altro viene pagato?

Tuttavia ciò che mi fa soffrire di più è questa situazione di totale indifferenza da parte dei soci più attivi del Circolo. Pochi si interessano a ciò che faccio per il Buena. Nessuno mi chiede quali sono i prossimi gruppi, nessuno mi da una sua opinione sulle serate, nessuno mi chiede informazioni sui prossimi progetti. Né una chiacchierata, né una mail.

Riassumendo, oggi mi sento in una situazione di forte conflitto. Presto finirò gli studi e dovrò pensare a trovarmi un lavoro. Attualmente mi vengono proposte molte possibilità remunerate fuori, per le stesse cose che faccio ora al circolo. Qui però non ho prospettive remunerative e in più sono demotivato molto sul piano umano. Vorrei che il Buena non lasciasse a se stessi i soci che hanno dimostrato impegno e serietà, perché altrimenti questi continueranno ad andarsene.

Relativamente alla questione contenitore e contenuti, credo sia una distinzione senza senso, perché i contenuti ci sono già e sono quelli che determinano la forma del contenitore.

Davide: Per quel che riguarda la questione ideale contenuto-contenitore, credo che dobbiamo incominciare a far sentire la nostra voce al comune. Se ce ne stiamo per i fatti nostri, rischiamo effettivamente di coprire in modo inconsapevole le mancanze degli amministratori. La mia idea invece è che il Buena deve incominciare a pretendere più attenzione da parte del comune soprattutto sulla realtà giovanile e magari iniziare dei percorsi di collaborazione con lo stesso, incrociando le attività.

Condivido le perplessità espresse da Mauro. Effettivamente qui al Buena non siamo capaci di comunicare e fare attenzione alle difficoltà e alle aspettative degli altri. Soprattutto, quando finiamo una certa esperienza non siamo in grado di condividere le cose che abbiamo imparato in modo da fare ogni volta un passo in avanti tutti assieme. Per esempio, adesso che ho lasciato il bar mi sono reso conto che alcune cose le potevo lasciare un po’ meglio di come le ho lasciate. In questo modo si rischia di dover sempre partire da zero ogni volta, mentre invece bisognerebbe riuscire a fare di tutte le esperienze un tesoro comune.

Angelo: Vedo il Buena essenzialmente come un contenitore di idee diverse, ma comunque sono d’accordo con quelli che esprimono la necessità che il circolo inizi anche a prendere posizioni su questioni esterne (anche se non credo sia un nostro diritto, ma un nostro dovere). Sono favorevole all’opzione ibrida, anche se però non so come si potrebbe concretizzarla. Dal punto di vista organizzativo credo però che le questioni ideali dovrebbero essere affrontate dal direttivo, mentre invece il gruppo formazione dovrebbe occuparsi di questioni più pratiche come appunto quelle legate all’organizzazione dei diversi settori. Inoltre credo sia prioritario il problema di riuscire ad investire in modo più efficace sui nuovi soci e favorire la nascita di nuovi gruppi.

Alberto: All’inizio facevo le cose al circolo perché bisognava farle, senza però chiedermene il motivo. Sapevo solo che bisognava organizzare concerti per vendere la birra, seguire i corsi per riempire gli spazi o organizzare le conferenze per lavorare sull’immagine del Buena. Quando però siamo usciti dal periodo dell’emergenza ho cominciato a pormi alcune domande che prima non avevo mai avuto il tempo di farmi. Sono riuscito quindi ad individuare due questioni che personalmente ritengo molto importanti: la questione del mio futuro lavoro e la questioni dei miei interessi politici. Vorrei riuscire a trovarmi un lavoro che mi permetta di vivere, senza però essere costretto a diventare un’altro ingranaggio della stessa società che oggi critico. Mi piacerebbe dare vita a qualche gruppo autogestito in qualche attività. Mi piacerebbe l’idea di vivere in una comune. Capisco le preoccupazioni espresse da Giovanna e Mauro sul problema del lavoro. Al riguardo si potrebbero ipotizzare delle soluzioni miste. Inventarsi un lavoro gratificante fondando per esempio una cooperativa. Scegliere quindi dei ritmi di lavoro che permettano di continuare i rapporti di volontariato con il circolo.

Ma al di là di queste problematiche che rispecchiano molto le nostre esigenze personali, dobbiamo anche iniziare a chiederci seriamente dove vogliamo andare con questo benedetto circolo. Adesso cominciamo ad avere dei soldini nel conto corrente, ma non abbiamo ancora iniziato a chiederci per cosa li vogliamo spendere. Tuttavia è vero che per capire cosa vuole il circolo bisogna prima capire cosa vogliamo noi. Ognuno di noi quindi dovrebbe partire da se stesso, chiarendo le proprie esigenze e le proprie disponibilità.

Roberta: Concordo con la soluzioni ibrida, anche se comunque credo sia molto complesso concretizzarla. Il documento a pagina 6 pone alcune questioni molto importanti. In particolare, il gruppo formato (rapporti con le istituzioni):

Condivido inoltre le osservazioni espresse da Giovanna, Mauro e Alberto. Sembra che il Buena dia molte occasioni alla gente per sperimentarsi, ma poi quando queste persone arrivano ad un certo livello di preparazione hanno bisogno di qualcosa in più e sono quindi costrette ad andarsene. Ad esempio, con il corso di italiano finanziato dal centro servizi si riescono a coprire solo le spese, ma il lavoro è comunque molto impegnativo. Quest’anno ci sono molti più iscritti e il lavoro aumenterà in modo consistente a scapito forse della qualità del corso.

Laura Galvan: Sono vicina alla soluzione ibrida, anche se non mi piace molto il termine. Preferirei utilizzare l’espressione “contenitore pieno”. I contenuti da proporre devono essere il frutto della nostra esperienza, di ciò che abbiamo sperimentato ed imparato in questi anni di volontariato e di sincero lavoro di gruppo. Bisogna quindi evitare di prendere posizioni su temi sui quali siamo impreparati. Bisogna inoltre evitare di porre troppi filtri all’ingresso.

Per quanto riguarda la questione del lavoro e del volontariato, sinceramente non ho niente in contrario alla presenza di persone retribuite. Io ho già un lavoro che mi piace e riesco a vivere l’impegno al buena come un momento liberatorio. Ciò che poi ho imparato qui lo posso riproporre anche fuori. Ciò non significa che nel volontariato siamo meno responsabilizzati, anzi, è il contrario, perché la motivazione è più forte. La gratificazione non la cerco negli altri, ma la trovo in quello che faccio perché è in ciò che faccio che trovo la realizzazione personale.

Roberto: Questa sera abbiamo parlato del “cambiamento”. Se le persone vogliono trovarsi un lavoro, allora che si impegnino a creare delle realtà autonome e parallele che scambiano servizi con il circolo. Il Buenaventura spesso chiede molto di più di quello che da. Resta ad ognuno di noi trovare l’equilibrio giusto per non scoppiare.

Mauro: È vero. Bisogna che ognuno trovi un suo equilibrio, però i volontari sono pochi. Se mancano queste persone allora come facciamo?

VERBALE SINTETICO

Personalmente credo che il documento “Il punto della situazione” abbia raggiunto un primo scopo e cioè quello di avviare la discussione sulle questioni importanti. Mercoledì 22 abbiamo parlato soprattutto della questione ideale. Si sono poi affrontate anche alcune nuove questioni legate però alla vita privata dei singoli soci e sulle conseguenti aspettative di questi nei confronti del circolo.

La questione ideale: Sembra che la maggior parte dei presenti propenda per la soluzione ibrida tra il modello protagonista (contenuto) e il modello contenitore. Il “contenitore pieno” (definizione coniata da Laura Galvan) dovrebbe quindi essere una mezza via che interpreta il circolo come uno spazio aperto a iniziative diverse proposte da soci diversi, ma che allo stesso tempo ha la possibilità di prendere posizioni su problematiche esterne confrontandosi con le realtà istituzionali e politiche del territorio. Difficile sembra invece capire come sia possibile concretizzare una simile terza via. Alcuni suggeriscono di costituire dei gruppi indipendenti all’interno del circolo, i quali si possono muovere autonomamente prendendo posizioni sul territorio. In questo caso però alcune domande nascono spontanee. Le decisioni prese dal gruppo saranno presentate all’esterno come decisioni del Buenaventura o il gruppo dovrà rinunciare al peso contrattuale di cui gode il circolo ricominciando a lavorare da zero? In poche parole, quando i rappresentanti del gruppo firmeranno un documento pubblico, comparirà il nome del Buena o no?

Le nuove questioni: Alcuni soci hanno manifestato il loro disagio nei confronti del circolo dovuto a mancanza di gratificazione sia economica che umana (Mauro) a causa della totale indifferenza da parte degli altri soci. Altri (Giovanna) hanno confessato di essersi allontanati dal Buena perché le questioni per loro importanti, come ad esempio la possibilità di una futura occupazione al Buena, non venivano mai affrontate in modo concreto. Questi due interveti hanno poi dato il via ad un interessante giro di “confessioni” nelle quali ogni socio ha cercato di mettere a nudo la propria situazione personale e le proprie aspettative sul Buena. Alcuni (Alberto, Roberto) hanno poi ipotizzato la creazione di realtà lavorative indipendenti (cooperative) che offrano l’opportunità di un lavoro gratificante e che riescano a collaborare con diverse realtà oltre al Buena. A questo riguardo sono necessari dei progetti che cerchino di formalizzare queste possibili soluzioni.

Quanti puntini ha una “i”?: Spesso i termini che usiamo nascondo significati diversi a seconda dei contesti nei quali li collochiamo. È importante chiarire la relazione tra i termini e i significati che si usano, in modo da utilizzare tutti quanti gli stessi strumenti quando confrontiamo le nostre argomentazioni.

Nel documento “Il punto della situazione” il termine “contenuto” viene utilizzato in due ambiti diversi.

Nel primo viene utilizzato come sinonimo di “protagonista”, in contrapposizione all’idea del Buena come “contenitore”. In questo senso “contenuto” (= protagonista) significa che il Buenaventura non è un semplice contenitore di attività (che già di per se stesse sono un contenuto, ma in un altro senso rispetto a quello considerato ora), ma è allo stesso tempo una realtà associativa che decide di prendere posizione e dire la sua sulle questioni legate al territorio.

Nel secondo significato il termine “contenuto” indica invece le attività di una parte dei settori segnati nell’organigramma e cioè i fantomatici “settori contenuto”, contrapposti ai “settori contenitore”. In questo senso “contenitore” si riferisce alle attività necessarie alla sopravvivenza del circolo, mentre “contenuto” si riferisce alle attività che possono essere organizzate oppure no dai soci (contingenti) senza compromettere la sopravvivenza del circolo.

Per evitare eventuali confusioni proporrei di sostituire i termini “settori contenuto” e “settori contenitore” con gli originali termini “settori contingenti” e “settori necessari”.

Alcune riflessioni:

Alcuni dei presenti hanno manifestato, a fine serata, un po’ di amarezza per i sospetti espressi da alcuni soci (in riferimento alle critiche di Angelo sul documento a pagina 6). Tuttavia, limitandoci semplicemente alla realtà dei fatti, ciò dimostra che effettivamente tra di noi non esiste un sufficiente dialogo. Dovremmo allora chiederci quale sia il motivo. Perché non abbiamo affrontato prima queste questioni (quella di Angelo, ma anche la questione del lavoro sollevata da Giovanna, Mauro, Alberto e altri)? E’ semplicemente un problema di spazi? Cioè al Buena mancano le occasioni, come ad esempio delle riunioni, nelle quali poter sputare fuori il proprio disagio? O forse mancano le motivazioni? Cioè in effetti non crediamo che gli altri siano molto interessati alle nostre problematiche? Sinceramente credo siano un po’ tutte queste cose messe assieme. Se mancano le occasioni, allora dobbiamo trovarle. Se manca l’interesse reciproco, allora dobbiamo al più presto verificare se è vero…altrimenti cosa ci stiamo a fare assieme nelle riunioni?

I compiti per casa:

Mercoledì ci siamo lasciati con la proposta che chi sentiva prioritaria la questione del lavoro al termine degli studi presentasse per la prossima volta un progettino nel quale viene formalizzata un po’ questa questione.

Nella precedente riunione è comunque balzato agli occhi un fatto importante, e cioè che è un po’ inutile parlare delle idealità e degli obiettivi che il Buena deve perseguire, prima di chiarire bene a noi stessi e agli altri cosa ognuno di noi è disposto a dare al Buenaventura e in cambio di cosa. Il Buenaventura siamo noi. Se noi non sappiamo cosa vogliamo, cosa siamo disposti a investire e non ce lo diciamo, allora cosa speriamo di fare insieme?

Sarebbe opportuno quindi (come deciso negli ultimi minuti di mercoledì) che ognuno di noi buttasse giù due righe in merito a queste domande:

  1. Cosa sono disposto a dare “oggi” in termini di tempo e responsabilità al Buenaventura?
  2. Di quali settori mi vorrei occupare (in pratica dobbiamo aggiornare l’organigramma)?
  3. Perché lo faccio? Quali sono le mie aspettative sul Buena? Sono disposto a dare qualcosa al circolo in cambio di cosa? Della gloria, di nuove amicizie, di opportunità per sperimentarmi, di un lavoro, …di cosa?

Vi ricordo che la riunione di mercoledì 6 ottobre sarà preceduta da una cena. Io e la Roberta cucineremo qualcosa. Se avete proposte, merce, o voglia di dare una mano, fatevi sentire. Gli ultimi che arrivano lavano i piatti.

Data prossima riunione del gruppo formazione: mercoledì 6 ottobre, Orario cena: 19.30, Inizio riunione: 20.45

Prossimo O.D.G

  1. Presentazione e discussione dei progetti delle realtà lavorative parallele;
  2. Giro di presentazione e discussione sulle risposte alle tre domande;
  3. Altre ed eventuali.