Richiesta di solidarietà. (Insegnamento Lingua Italiana)

Inviato da Mario Barone Lumaga @, venerdì, ottobre 19, 2007, 20:36 (6247 giorni fa)

cari amici, cari colleghi,
mi chiamo Mario, sono un giovane professore di Lingua Italiana, sono nato e ho studiato a Napoli, ho 26 anni.
Vi scrivo questa lettera aperta nella speranza che qualcuno di voi possa darmi un consiglio.
Questa che segue è la mia storia.

Nel gennaio del 2007 sono entrato in contatto con l'allora Direttrice Accademica del comitato SDA di La Paz in Bolivia, al fine di stabilire un rapporto lavorativo relativamente all'insegnamento della lingua.
I nostri rapporti sin dall'inizio sono stati ottimi, e in termini lavorativi l'accordo era così fissato:

"La Societá Dante Alighieri, che sicuramente conosci per lo meno di nome, ha origini italiane e il nostro è un piccolo comitato con sede a La Paz che forma ogni anno circa 150 studenti.
generalmente cerchiamo di essere accompagnati sempre da almeno 5 professori che coprono individualmente circa 8 ore giornaliere di lezioni (i cui orari si stabiliscono sempre prima dell'inizio delle lezioni) che vanno dalle 9 del mattino fino alle 9 di sera. i guadagni fanno quasi ridere un europeo rampante visto che ogni ora è pagata 25 boliviani (1 euro=10 boliviani) se regolare, 30 boliviani se in giorni come sabato. si fa lezione dal lunedi al giovedi con alcune lezioni il venerdi per la conversazione (divise tra i vari prof) e il sabato dalle 9 alle 12:20. oltre al lavoro docente, si effettuano traduzioni dall'italiano allo spagnolo o viceversa, di documenti e ogni professore può decidere di avere i suoi studenti privati (circa 5 $ l'ora).
insomma se alla fine pensi che un boliviano medio guadagna 400 boliviani al mese ti rendi anche conto che la vita qui è economica fino allo scandalo.
la SDA ti fará un contratto di prestazione professionale valido un anno e generalmente questo è l'unico impegno che chiediamo ai ns collaboratori. Una scula di lingua italiana funziona molto meglio quando i professori sono veramente italiani appena arrivati dall'italia e totalmente motivati ad una esperienza culturale e professionale anche se poco retribuita non per mancanza di volontá ma per la povertá cronica che affetta questo paese".

Cito letteralmente da una delle varie e-mail che ci scambiammo tra gennaio e aprile, ed in base alle quali mi preparai a raggiungere la Bolivia.
Il 5 maggio 2007 ero a La Paz, e già dal lunedì successivo, il giorno 7 maggio presi servizio a scuola.
I miei problemi (scrivo al singolare, ma il mio attuale disagio lo vivono altri 4 professori coinvolti nell'analoga vicenda) e dunque dicevo i miei problemi cominciarono quando il Presidente della SDA, dott. Calisti, mi propose un contratto di collaborazione "occasionale" con il quale non ebbi diritto all'estensione di un regolare visto di soggiorno, e tantomeno al permesso di lavoro in Bolivia.
In questo paese un cittadino italiano ha diritto ad un massimo di 180 giorni di permenanza a scopo di turismo all'interno dell'anno solare, totale che si può raggiungere entrando ed uscendo dal paese per un massimo di 4 volte, e richiedendo di volta in volta una proroga di 30 giorni.
Così mi sono addossato in questi 6 mesi di lavoro per la SDA l'onere pratico ed economico di questi continui viaggi oltre la frontira più vicina.
Ma la cosa peggiore di questi passaggi è stato di volta in volta il rapporto con la polizia di frontiera, e con i funzionari dell'ufficio di immigrazione, ai quali ho sempre dovuto mentire sui motivi della mia permanenza in Bolivia, giustificandomi con scopi di interesse culturale o addirittura con ragioni personali, storie d'amore ecc. ecc.
Lo stesso Presidente della SDA mi ha più volte rassicurato sul valore legale di questi comportamenti, spingendomi anzi a continuare così il più a lungo possibile, nell'attesa che fossero redatti i contratti e che fossero chiare le modalità di rilascio del visto, nel modo ovviamente più conveniente per le casse della scuola.
Questo periodo purtroppo è durato da maggio a settembre. Le mie proteste per i disagi subiti sono salite di tono sempre più, fino a raggiungere l'apice il giorno 1 ottobre 2007.
Quel lunedì si concentrò ed esplose il malcontento relativo alla mancanza di un contratto (seppur contemplato e promesso nell'offerta di lavoro a cui avevo risposto)la mancanza del visto di soggiorno, ed infine il costante ridardo nel pagamento degli stipendi.
Dichiarai così sospese le lezioni fino alla risoluzione dei suddetti problemi. Allo "sciopero" indetto da me si associarono altri due colleghi, Sarracino e Napolitano.
La scuola fece fronte alla nostra auto-sospensione assumendo alcuni supplenti (di cui almeno uno di dubbia preparazione) e licenziandoci per sospensione di servizio.
Contrariamente a quanto ci aspettavamo, la via scelta non fu quella della conciliazione ma piuttosto dell'esasperazione degli animi.
Durante una riunione con il Responsabile della scuola, presente anche la nuova Direttrice (in carica proprio dal 1 ottobre) ci fu comunicato il possibile reintegro dei primi due professori coinvolti ma fu formalizzato il mio licenziamento.
A quel punto chiesi informalmente l'appoggio dell'Ambasciata d'Italia in Bolivia, che attraverso la convocazione delle parti in causa ottenne il mio immediato reinserimento nel corpo docente e la promessa di un contratto con relativa estensione del visto.
Questo accadeva il giorno 11 ottobre 2007.

Proprio stamattina, 19 ottobre, la Direttrice mi ha sottoposto una copia del contratto redatto.
I termini mi hanno lasciato di sasso: il contratto non parte dalla data del 7 maggio, data in cui ho puntualmente preso servizio, ma dal 22 ottobre, e si conclude il 14 dicembre 2007.
Il contratto copre esattamente il 7º ciclo di corsi, ed al di là di alcune clausole improbabili dal punto di vista economico, di fatto limita la mia permanenza nel paese a queste date.
Visto che le lezioni rimarranno sospese per le vacanze estive, da dicembre a gennaio incluso, per quel periodo nulla è offerto a garanzia del mio soggiorno in Bolivia.
Insomma avendo io già usufruito del periodo massimo di permanenza offerto ad un cittadino italiano, per questi due mesi dovrei abbandonare, e definitivamente, il paese.
Francamente non credo sia questo l'atteggiamento corretto che tutti, professori ed Ambasciata d'Italia, stavano aspettando.
Mi trovo di fatto con le spalle al muro: avendo effettuato un notevole investimento economico per raggiungere la Bolivia, avendo preso in affitto un appartamento per la durata contrattuale di un anno, avendo gia lavorato 6 mesi al nero e senza alcuna garanzia, avendo nonostante ciò concluso a termini di legge la mia permanenza in questo paese, adesso mi ritrovo con l'unica possibilità di accettare queste condizioni e successivamente, dal 14 dicembre in poi, di abbandonare, e stavolta definitivamente, la Bolivia.
Sinceramente sono avvilito e mortificato.
A questo bisogna aggiungere l'ostruzionismo che mi ha manifestato il Responsabile della scuola, ridistribuendo in maniera confusionale, arbitraria ed ingiusta, i miei corsi ed i miei orari; sottraendomi le chiavi della scuola, anche a costo di impegnare la Direttrice Accademica nelle ore del sabato, e dopo le 21:30 dal lunedì al venerdì, a presentarsi a scuola per chiudere le porte alle mie spalle, al termine dell'orario di lavoro.

Dopo questo sfogo, chiedo a chiunque abbia la possibilità, di intervenire.
Di manifestare solidarietà, anche contattando la scuola; anche informando e coinvolgendo ove possibile, quanti ufficialmente e legalmente rappresentano l'istituzione SDA di cui tutti facciamo parte.
Se io ho affrontato questa esperienza lavorativa così lontano dall'Italia, l'ho fatto ad occhi chiusi, sulla fiducia che lo stesso nome "Società Dante Alighieri" rappresenta nel nostro immaginario di operatori culturali.

Grazie a tutti per l'attenzione.

in fede
Mario Barone Lumaga

Memoriale di aggiornamento

Inviato da Mario Barone Lumaga @, sabato, ottobre 20, 2007, 04:32 (6247 giorni fa) @ Mario Barone Lumaga

Per quelli che avranno la pazienza di leggere quanto segue, ecco cosa sta succedendo a La Paz. Allego di seguito i due memoriali che ho indirizzato all'Ambasciata d'Italia.
grazie a tutti per l'attenzione.

Mario Barone Lumaga

MEMORIALE Nº1 Parte Prima.

Nel mese di gennaio 2007, tramite l’ing. Mario Pansera, impegnato nei progetti di cooperazione con la ONG R.C. e la professoressa Aurora Tomasi docente di Lingua Italiana presso il Comitato della Società Dante Alighieri di La Paz, entrai in contatto con l’allora Direttrice Accademica dott.ssa Giovanna Dessì, la quale mi propose di venire in Bolivia per lavorare come professore nel suo organico.
Il progetto della Direttrice era quello di riformare il corpo docente, impegnando giovani laureati madrelingua che potevano risollevare il livello culturale, e l’offerta formativa dell’Istituzione.
L’accordo tra noi era questo: io avrei pagato le spese di viaggio, e la scuola mi avrebbe riconosciuto un onorario calcolato in base alle ore effettuate mensilmente, pagate proporzionalmente al livello dei corsi e ai giorni, tra i 25 e i 30 Bs. Il totale si sarebbe aggirato intorno ai 300 $. L’impegno reciproco era quello di una permanenza minima di un anno, durata effettiva del contratto che mi avrebbero fatto.
Cito in proposito un passo dell’e-mail della Direttrice:

[…] i guadagni fanno quasi ridere un europeo rampante visto che ogni ora è pagata 25 boliviani (1 euro=10 boliviani) se regolare, 30 boliviani se in giorni come sabato. si fa lezione dal lunedi al giovedi con alcune lezioni il venerdi per la conversazione (divise tra i vari prof) e il sabato dalle 9 alle 12:20. […] oltre al lavoro docente, si effettuano traduzioni dall'italiano allo spagnolo o viceversa, di documenti e ogni professore può decidere di avere i suoi studenti privati (circa 5 $ l'ora).
la SDA ti fará un contratto di prestazione professionale valido un anno e generalmente questo è l'unico impegno che chiediamo ai ns collaboratori .

In base alle e-mail ed alle telefonate successive, mi sono trasferito in Bolivia nel mese di maggio 2007, prendendo effettivamente servizio il lunedì 7 dello stesso mese.

Al momento del nostro arrivo (nostro perché alla stessa offerta di lavoro avevano risposto positivamente anche il dott. Eduardo Maria Napolitano e la dott.ssa Federica Martino) del suddetto contratto non si fece assolutamente parola.
Si interessò della questione soltanto la dott. Dessì, ma non riuscimmo mai nel primo mese di permanenza ad affrontare il discorso con il Presidente Calisti e ad ottenere conferme o smentite.

Successivamente ai primi inconvenienti legati all’uscita dal paese per riottenere un permesso di soggiorno di 30 giorni, cosa che provocò molti disagi ad alcuni di noi (spese vive, continui interrogatori alla frontiera e negli uffici di Migraciones) la segretaria di allora, Carla Ximena, ci sottopose un contratto di prestazione occasionale, con uno stipendio di circa un quinto dell’effettivo, stimato intorno ai 700 Bs, e che noi tutti firmammo nella speranza che fosse il primo passo per il riconoscimento di un valido permesso di soggiorno.
Di questo contratto, che ci fu presentato come una forma semplificata per risparmiare sulle tasse per il bene comune, data la situazione economica della Bolivia, e le ristrettezze in cui versava il comitato SDA, non ci fu mai consegnata una copia, seppur la richiedessimo più volte. Alla fine addirittura la segretaria ci comunicò che i contratti non erano stati registrati, e non avevano più alcun valore: erano stati sospesi, ed il tutto a causa dei costi che questo tramite avrebbe comportato per la scuola. A detta della segretaria la sospensione delle pratiche era stata ordinata dal Presidente Calisti.

Cominciò allora il periodo della trattativa. Il Presidente ci propose di dividere a metà questi costi, e noi ci rifiutammo. La cifra che ci fu prospettata era di circa 150 $. Proponemmo invece di far anticipare questi soldi alla scuola, e di cominciare noi stessi professori interessati a fare la spesa al supermercato con il NIT della SDA per far risparmiare alla scuola la percentuale delle tasse deducibili e rientrare così brevemente nell’investimento contratto-visto.
Ma la cosa non fu possibile per motivi legali e fiscali.

Alla fine, sull’onda crescente delle nostre proteste il Presidente Calisti ci rassicurò che la scuola si sarebbe assunta l’onere della faccenda. Ma i contratti andavano riscritti tenendo presente l’esigenza di allegarli alle pratiche per il rilascio del visto, e questo avrebbe comportato un certo tempo. Ci confermò che il contratto precedente era risultato inutile, per lo stipendio che in quella forma non avrebbe giustificato la richiesta di visto.

A questo si aggiunse la notizia che la Direttrice Giovanna Dessì avrebbe presto, già a settembre, lasciato il suo incarico. Lei stessa aveva indicato in un paio di professori i possibili successori. Il presidente Calisti durante una riunione prospettò l’intenzione di aggiungere una nuova figura nella scuola, quella del Gerente, un responsabile amministrativo e contabile, e che avrebbe guadagnato in percentuale sui nuovi iscritti. La proposta di questo incarico inizialmente fu offerta al prof. Napolitano, il quale per l’occasione fu invitato a presentare un C.V. ed un progetto di ristrutturazione e valorizzazione della scuola.
Successivamente invece il Presidente ci comunicò che il Vice Presidente avv. Aldunate aveva “legittimamente espresso il desiderio di porre in questo incarico una persona di sua fiducia, un professionista ed un contabile”.

In quel periodo i nodi amministrativi e contabili della scuola vennero al pettine, e il Direttivo decise frettolosamente e “rocambolescamente” di sostituire la segretaria Carla Ximena. Il Presidente offrì alla mia compagna, la sig.na Mjria Sarracino, al momento libera da altri impegni, di ricoprire almeno temporaneamente questo incarico amministrativo per la scuola.
La collaborazione durò non più di una decina di giorni perché il passaggio di consegne e della cassa dalla sig.ra Ximena alla sig.na Sarracino avvenne in modo a dir poco scorretto; e in più di un’occasione la sig.na Sarracino si rifiutò di compiere alcune indicazioni del Presidente stesso, e della commercialista, tale Doña Nancy (di cui non conosco il cognome) ma che all’epoca curava puntualmente il conteggio degli stipendi, e si occupava della trattativa relativa ai visti e ai contratti.
A Mjria Sarracino subentrò il sig. Roger Manrique, compagno della professoressa Federica Martino, cui il Presidente offrì l’incarico per tre mesi, ad un certo stipendio, e con certi loro accordi, successivamente disattesi.

Il primo momento di tensione forte ci fu tra il Presidente Calisti ed il prof Napolitano alla fine di luglio, allorquando risultò all’ufficio di Migraciones che Napolitano risultava controllato per i frequenti e successivi spostamenti tra Perù e Bolivia, e che quindi diventava urgentissima la questione del visto di soggiorno.
Quel pomeriggio la scuola ospitava una delegazione di Obiettivo Lavoro , che doveva gestire un incontro con gli studenti che avrebbero approfittato dell’opportunità del convegno con la Scuola di Infermeria, e il Presidente per non essere disturbato alla presenza del dott. D’Addieco, incaricato della multinazionale, liquidò Napolitano con la frase:”…se ti poni con questo atteggiamento scontroso posso anche dirti che non abbiamo più bisogno di te qui a scuola, e buonanotte”.
La tensione ovviamente schizzò alle stelle e minacciammo di passare alle vie legali.
Il Presidente allora ci rassicurò che all’interno della comunità italiana in Bolivia le cose si facevano per bene e secondo la legge, e che al più presto le nostre richieste sarebbero state soddisfatte.
Invece nulla più cambiò da questo punto di vista.

Nel mese di agosto, come ci aspettavamo, si insediò come responsabile della scuola il lic. Ronal Aguirre, responsabile amministrativo innanzitutto, ma le cui competenze non sono mai state chiarite del tutto ai professori, che rispetto a molti temi di ordine didattico dovevano fare capo a lui piuttosto che alla Direttrice Accademica ancora in carica.

Il mio rapporto col lic. Aguirre è sempre stato cortese e formale, ma sin dall’inizio chiaro dal punto di vista dei reciproci impegni.
Quando ci presentarono io chiarii al sig. Gerente che poteva contare su tutto il mio appoggio per qualunque tipo di attività culturale avesse in mente, ma che prima di tutto doveva occuparsi, per il nostro interesse di professori, e della SDA in genere, di risolvere la questione primaria che il Direttorio sembrava avergli rimesso, e cioè appunto il problema dei contratti e dei visti.
Il lic. Aguirre mi rassicurò che avrebbe risolto la cosa nei tempi più stretti possibili.

Segue nel 2º post

Memoriale di aggiornamento nº 2

Inviato da Mario Barone Lumaga @, sabato, ottobre 20, 2007, 04:34 (6247 giorni fa) @ Mario Barone Lumaga

segue dal precedente post.

Intanto le sue occupazioni furono nell’ordine: progettare una caffetteria nel cortile della scuola, invitare una televisione locale a riprendere le attività della scuola a scopo pubblicitario, intavolare rapporti con istituti universitari locali (per quanto mi risulta al momento ancora improduttivi) e niente di quello che ci aspettavamo.
La sua promessa era sempre uguale di settimana in settimana: “Lunedì avremo i contratti, sto trattando la modifica del precedente modello di contratto con l’avv. Aldunate”.
Questi lunedì si sono inseguiti per circa sei settimane. L’unico risultato tangibile fu una fotocopia sbiadita con l’elenco delle pratiche a nostro carico, ad esempio la visita medica, la lettera di un avvocato, ecc. fotocopia che il Gerente stesso si ripropose di fotocopiare e ricalcare per maggiore chiarezza, ma mai più ci fu consegnata.

Quando una sera al termine delle lezioni, era più o meno la terza settimana di settembre, incontrai per caso nel cortile della scuola il dott. Calisti, l’avv. Aldunate e il lic. Aguirre approfittai per chiedere al Vice Presidente Aldunate notizia dei contratti, visto che sempre alla sua figura il Gerente si rimetteva per prendere tempo. L’avv. Aldunate mi liquidò con poche battute ripetendomi che di tutto si sarebbe occupato il Gerente, e che la SDA per questo principalmente l’aveva assunto. Mi sembrò una presa in giro e lo feci presente ai tre signori. Ma non ci fu una risposta seria. “Già luned셔 mi dissero.

Un altro motivo di lamentela da parte dei professori era da sempre il costante ritardo dei pagamenti, ritardi che il Gerente imputava alla complicata situazione burocratica del paese, mentre invece sembrava evidentemente una provocazione o una disattenzione da parte dei membri del Direttivo che avevano l’incarico di firmare gli assegni bancari con l’importo totale delle spese di gestione della SDA mese per mese.
Per ovviare a tale disagio avevamo chiesto di inserire nell’elenco delle firma ufficiali del conto corrente dell SDA anche quella del Gerente in qualità di responsabile contabile, ma il lic. Aguirre rifiutò pubblicamente questa possibilità a causa della complicata e poco chiara gestione contabile degli affari della scuola, della quale non voleva paradossalmente alcuna responsabilità. Questa risposta ci lasciò francamente spiazzati, ed io stesso sul momento mi offrii di assumermi questa responsabilità, ma ovviamente la cosa non fu presa in considerazione, allo stesso modo come in passato avevo chiesto al Presidente Calisti di entrare a far parte con qualche incarico del Direttivo, in qualità di professore, e di operatore veramente interessato alla gestione della SDA, contrariamente a quanto invece dimostravano alcuni membri, l’avv. Aldunate in primis.

La situazione è precipitata il 1º di ottobre 2007.
Il personale amministrativo, nella persona del segretario Manrique e della sig.na Cristal, nuova ausiliare contabile, coadiuvati dalla prof.ssa Caposiena, avevano predisposto, oragnizzato e corretto, le buste paga del mese di settembre.
L’assegno fu inviato tramite messaggero allo studio del dott. Aldunate.
Ma questo assegno non fu firmato dall’avvocato al termine della riunione in cui si dichiarò al momento impegnato, e poi invece il Vice Presidente partì.
Il pomeriggio del 1º ottobre ci comunicarno che i pagamenti erano stati sospesi fino al ritorno (senza data) dell’avv. Aldunate.
A quel punto la cosa apparve o come una chiara provocazione, o peggio un gesto di totale indifferenza e poco rispetto.
Il sottoscritto dichiarò immediatamente sospese le lezioni fino all’avvenuta regolarizzazione della situazione contrattuale, del permesso di soggiorno e del dovuto pagamento dello stipendio.
Il Gerente mi rassicurò che il contratto per il lunedì successivo sarebbe stato disponibile, e che per il pagamento, purtroppo, motivazioni esterne avevano influito sul ritardo. Non mi lasciai ammorbidire.
Alla sospensione delle lezioni si associarono anche il prof. Napolitano e la prof.ssa Mjria Sarracino (che già dal mese di luglio la Direttrice Dessì aveva inserito nell’organico degli insegnanti, in concomitanza con il suo iniziale ruolo di sostituto segretario di cui ho già accennato).

Il giorno 2, il giorno 3 e il giorno 4 di ottobre ci siamo recati a scuola ripetutamente per controllare la situazione e chiedere notizia degli stipendi, dei contratti, ecc.

Il giorno 2 ottobre, al termine dell’orario di segreteria, senza alcun preavviso o giustificazione, il Gerente ha licenziato il sig. Manritte, facendosi consegnare la cassa e le chiavi.

Il giorno 3 durante uno di questi incontri in segreteria ho affrontato personalmente il tema della sospensione delle lezioni con la nuova Direttrice Accademica, la prof.ssa Caposiena, subentrata alla Dessì lo stesso 1º di ottobre, spiegandole le mie ragioni, le ragioni dei tre professori in sciopero, e chiedodole di mediare con il Direttivo, soprattutto per non arrivare ad un’esasperazione che soltanto avrebbe prodotto uno sbocco legale della questione.
Motivo di ulteriore tensione risultò essere la presenza nella scuola di alcuni supplenti, che la Direttrice stessa mi confermò essere stati assunti al nostro posto lasciato vacante a causa dello sciopero. La cosa ovviamente serviva a inasprire gli animi> Le chiesi.

In questo incontro io ho fatto inoltre riferimento, a due episodi specifici di cui, come professori della SDA, ci stavamo interessando: primo l’esistenza di un conto corrente in aggiunta a quello ufficiale, dove venivano dirottati parte degli incassi, per presunte attività culturali mai sviluppate; ed inoltre, punto secondo, l’abitudine del Comitato Direttivo di addossare alle casse della scuola le spese per certe cene in un noto ristorante del quartiere.
Le mie minacce di azioni legali sono state enfatizzate fino all’inverosimile, come se si fosse trattato di minacce di differente natura.

Due ore dopo il Gerente convocò il sig. Manrique, segretario fino al giorno prima, minacciandolo di azioni legali per avermi messo a conoscenza di “aspetti privati e coperti da segreto d’ufficio” della segreteria, ed inoltre per avermi consegnato “documenti privati” della stessa segreteria.
Io personalmente però non fui convocato per ulteriori chiarimenti.

Il giorno 4 ci fu un incontro a scuola con la Direttrice ed il Gerente, il prof. Napolitano ed io. In questa sede chiarimmo che le informazioni in questione non erano per niente riservate, bensì di dominio pubblico, e provenivano per di più, anche se in via informale, dallo stesso Presidente Calisti, o dalla Direttrice Accademica, escludendo di netto la presunta combutta tra professori e segretario. Dopo tutto era evidente che alcuni temi non erano affatto di competenza del segretario, che mai avrebbe potuto conoscerne l’esistenza. Chiarii al Gerente Aguirre la mia estraneità a comportamenti scorretti, spiegai le singole circostanze, e puntualizzai il mio disappunto per così assurde accuse , che rischiavano di prendere una deriva in capo penale in quanto vere e proprie calunnie.
Il Gerente si prese un giorno di tempo per riflettere e “digerire” la situazione.

Intanto noi consegnamo alla Direttrice una lettera con la quale ribadivamo la ferma volotà per il bene di tutti di riprndere il lavoro non appena la scuola ci avesse messo in condizioni di farlo, e prendemmo i primi contatti con l’Ambasciata d’Italia in Bolivia.

Il venerdì 5 ottobre il lic. Aguirre comunicò ai professori Napolitano e Sarracino l’arrivo dello stipendio del mese di settembre, l’incipente arrivo dei loro contratti, prospettando il loro atteso reintegro nel posto di lavoro.

Nei miei confronti invece manifestò un’aperta ostilità personale, rifiutandosi di reintegrarmi, e accusandomi di aver portato agitazione e malcontento nel corpo docente, ed evidenti problemi e fastidi alla sua recente gestione.
Mi accusò di “poca solidarietà” non volendo ammettere che il mio disagio nell’istituzione SDA precedeva di più di tre mesi la sua personalissima gestione, e soprattutto procedeva da evidenti manchevolezze dell’Istituzione contro le quali mi ero eretto piuttosto a portavoce; ed infine gli dissi pubblicamente che piuttosto mi sarei aspettato da parte sua un intervento pacificatore, di mediazione e conciliazione con il Direttivo, invece di questa presa di posizione. Ma non c’è stato molto altro da dire.

Memoriale di aggiornamento nº 3

Inviato da Mario Barone Lumaga @, sabato, ottobre 20, 2007, 04:35 (6247 giorni fa) @ Mario Barone Lumaga

segue dal precedente post.

Il mio avvocato si è recato in Direzione il lunedì successivo per trattare in forma pacifica il mio reintegro, ma si è sentita ripetere le stesse identiche accuse nei miei confronti.

A peggiorare la situazione complessiva il giorno sabato 6 ottobre, l’ex segretario Manrique e la prof.ssa Martino (esterna alla scuola per aver preferito, nel momento di massima tensione, un incarico presso un’altra scuola già a metà settembre) hanno subito il rifiuto da parte del Gerente Aguirre di consegnare loro i rispettivi certificati di lavoro, e nello specifico, al sig. Manrique lo stipendio fino alla data del 18 ottobre, cosa che lui stesso si era offerto di pagare per quella mattina.
La cosa ovviamente è finita al Ministero del Lavoro, con tutte le conseguenze del caso.

Sommariamente questo è il racconto di cinque mesi di esperienza lavorativa per la SDA di La Paz.
Il mio personale rammarico è quello di aver perso il lavoro per il quale avevo investito tanti soldi ed emozioni, semplicemente per aver protestato a gran voce, fino alla volontaria sospensione delle lezioni, a tutela dei miei diritti di cittadino e lavoratore.
Senza eccessiva retorica voglio sottolineare la mia personale contrarietà al modo di gestire un’Istituzione come la SDA, del cui prestigio lo stesso Ministro D’Alema in questi giorni ha ribadito l’importanza.
La totale fiducia che noi professori attualmente coinvolti nella questione (e principalmente il sottoscritto per le evidenti conseguenze) abbiamo avuto in questa Istituzione si fondavano sul suo nome e la sua fama a livello mondiale.
Mai ci saremmo aspettati di aver a che fare con suddetti comportamenti, prese in giro, mancanze di rispetto.
Rispetto personale innanzitutto, e per la professione in generale.
Inoltre al momento risulta per alcuni di noi una situazione compromessa con le Istituzioni del paese che ci ospita, in quanto siamo stati indotti a mentire e temporeggiare con l’ufficio di Migraciones. Il nostro nome, e la nostra permanenza in questo paese attualmente necessitano di un appoggio da parte delle Autorità Italiane presenti in Bolivia.
È per questo motivo che ci rimettiamo come promotori culturali e divulgatori della Lingua Italiana all’Ambasciata d’Italia in Bolivia.
È per questo motivo che sul piano personale, e sul piano della professione mi rimetto al sostegno che l’Ambasciata può offrirmi.

In fede
Dott. Mario Barone Lumaga.

Memoriale nº2

Inviato da Mario Barone Lumaga @, sabato, ottobre 20, 2007, 04:36 (6247 giorni fa) @ Mario Barone Lumaga

Il giorno 11 ottobre 2007, a seguito della riunione convocata presso l’Ambasciata d’Italia a La Paz, e a seguito dell’intervento dello stesso Ambasciatore Mignano, la Società Dante Alighieri mi convocò per invitarmi a riprendere servizio a scuola.
La Direttrice Caposiena mi spiegò che a causa dell’impegno preso con il professore supplente, convocato durante la settimana del mio “sciopero”, non era al momento possibile reintegrarmi in tutti i corsi che precedentemente conducevo, ma che in cambio poteva offrirmi un corso intensivo nei pomeriggi del sabato: corso che nessuno tra gli altri docenti aveva intenzione di svolgere, evidentemente a causa della scomodità del turno.
Poiché l’intervento dell’Ambasciatore era improntato soprattutto alla via della conciliazione, e mi era stata fatta esplicita richiesta di abbassare i toni della contesa, reputai onesto da parte mia accettare questo compromesso, almeno temporaneamente, in attesa di rientrare a regime.

Oggi 19 ottobre, la Direttrice Accademica ci ha convocati tutti per la presentazione dei contratti che tanto aspettavamo, e di cui l’Ambasciatore in persona si era eretto a garante.
Le nostre richieste contemplavano l’estensione di un contratto che registrasse in forma retroattiva anche i sei mesi di lavoro già compiuti, ed inoltre rendesse possibile la relativa pratica per ottenere il regolare visto di soggiorno.
Le cose invece sono state predisposte diversamente.

Vorrei premettere un episodio, una piccola discussione, intercorsa tra il sottoscritto, e la Direttrice Caposiena la sera del 18 ottobre.
Commentando l’imminente redazione dei contratti, lei mi chiese nuovamente di consegnarle le e-mail con le quali ero stato contattato dall’Italia dall’allora Direttrice Dessì, in modo tale mi disse, da chiarire una volta e per tutte quali fossero stati gli impegni assunti dalla SDA nei miei confronti.
Io mi sono opposto gentilmente, motivando il rifiuto come già avevo fatto in passato, e precisando che detto materiale è parte integrante di un eventuale corpus di documenti pertinenti la mia difesa sul piano legale.
D’altro canto, ho puntualizzato, la sig.ra Dessì è rimasta in carica per i primi cinque mesi del mio impiego presso la SDA, e per tutto questo tempo si è costantemente interessata ed adoperata affinché la questione contratti-visti venisse risolta rapidamente e correttamente.
Inoltre, ho aggiunto, c’è ben poco da chiarire circa i rapporti che intercorrono tra il sottoscritto e la SDA: in cinque mesi e mezzo di collaborazione, risultano evidenti i termini della nostra relazione.
Un monte ore settimanale che sfiorava le quaranta ore, uno stipendio medio di circa 400$, una collaborazione costante e continuata nel campo delle traduzioni di documenti.
Non trovavo dunque ragione per questa ulteriore richiesta, se non un malcelato intento di provocazione, o ricerca del pelo nell’uovo.

Affinché la mia posizione rimanga il più possibile limpida, anche in questo memoriale, come già nel precedente consegnato alle Autorità dell’Ambasciata d’Italia, voglio citare un brano dell’e-mail inviatami dalla dott.ssa Dessì il 30/1/2007 evidenziandone le parti salienti:

[…] i guadagni fanno quasi ridere un europeo rampante visto che ogni ora è pagata 25 boliviani (1 euro=10 boliviani) se regolare, 30 boliviani se in giorni come sabato. si fa lezione dal lunedi al giovedi con alcune lezioni il venerdi per la conversazione (divise tra i vari prof) e il sabato dalle 9 alle 12:20. oltre al lavoro docente, si effettuano traduzioni dall'italiano allo spagnolo o viceversa di document,i e ogni professore può decidere di avere i suoi studenti privati (circa 5 $ l'ora).
[…] la SDA ti fará un contratto di prestazione professionale valido un anno e generalmente questo è l'unico impegno che chiediamo ai ns collaboratori. Una scula di lingua italiana funziona molto meglio quando i professori sono veramente italiani appena arrivati dall'italia e totalmente motivati ad una esperienza culturale e professionale anche se poco retribuita non per mancanza di volontá ma per la povertá cronica che affetta questo paese.

Questa e-mail (insieme a contatti in forma telefonica) costituisce il canovaccio degli accordi stabiliti tra il sottoscritto e la Direzione Accademica.

Il contratto che invece mi è stato sottoposto stamattina, accumulando un ritardo di 5 mesi, copre soltanto un periodo limitato al 7º ciclo di corsi accademici, precisamente dal 22/10/2007 fino al 14/12/2007.

Con questo contratto evidentemente non ho accesso alle pratica di estensione della residenza in Bolivia. Ma la scuola si impegna a pagare mensilmente un visto di 30 giorni, relativamente ai giorni effettivi di lavoro.
In conclusione, visto il sopraggiungere delle vacanze estive, e restando in conseguenza sospese le lezioni dall’inizio di dicembre, fino alla fine di gennaio, la mia permanenza nel paese non verrebbe in alcun modo garantita.

A questo punto l’intenzione del Presidente Calisti, e del Segretario Generale Aldunate mi sembra chiara: costringermi a lasciare definitivamente il paese senza null’altro a pretendere.
Il ragionamento è evidente: come cittadino italiano in Bolivia mi spettano un totale di 180 giorni nell’arco dell’anno solare da spendere come “turista”.
Il visto che la scuola si impegna a fornire (anche se il contratto non ne fa menzione alcuna) coprirebbe soltanto il periodo suddetto (22 ottobre – 14 dicembre) oltre il quale la mia permanenza qui risulterebbe impossibile, avendo io già usufruito dei 180 giorni consentiti: ed a meno di non addossarmi le spese di una multa, o di un ulteriore visto per i circa 50 giorni vacanti, sarei costretto a lasciare la Bolivia, e problema risolto.

Il tutto poi si somma ad una situazione tesa con l’ufficio di Migraciones, presso il quale ripetutamente mi sono recato al fine di ottenere e riottenere l’estensione del visto turistico, mentendo puntualmente sui reali motivi della mia permanenza in Bolivia, e sempre spinto, confortato e rassicurato dal Presidente Calisti, riguardo all’imminente sistemazione della faccenda.
Così a me resterebbe da gestire un rapporto delicatissimo e compromesso con i funzionari del Ministero Boliviano, ai quali ho mentito, sapendo di mentire; ma allo stesso tempo la mia responsabilità personale non può essere valutata senza tenere debitamente in conto anche le pressioni, le promesse e le illusioni che mi venivano direttamente dalla scuola per cui lavoravo.

Probabilmente la mia preoccupazione ed il mio stato d’animo (peggiorato anche dal danno economico che sto subendo in questo frangente) mi rendono eccessivamente prevenuto nei confronti dei miei interlocutori; ma d’altra parte non vedo come si possa, dopo 5 mesi e mezzo di collaborazione continuata, stabile, e a tempo pieno soprattutto, immaginare di ridisegnare i rapporti lavorativi, come se d’un tratto si trattasse semplicemente di regolare contrattualmente collaborazioni occasionali, quasi un lavoro part-time da parte mia, non considerando che il mio arrivo a La Paz è stato motivato esclusivamente dalla loro offerta di lavoro, e giammai da motivi personali che in seguito mi hanno portato a cercare una stabilità in questa città: l’importo e le date del mio biglietto aereo, il mio contratto di affitto di un appartamento a duecento metri dalla sede della scuola e per la durata esatta di un anno a partire dalla data del 5/5/2007, insomma tutti questi dati testimoniano l’esistenza di una vita personale complessa, costruita tutto intorno all’impegno lavorativo nella SDA.

Recepire questo tipo di accordo con la scuola mi sembra una forma di mediazione eccessivamente pendente a favore di una delle due parti.
La mia preoccupazione è che l’intenzione del Comitato Direttivo sia quella di mettermi con le spalle al muro, proponendomi un siffatto accordo, ed inoltre riducendo il monte ore per cui ero abituato a lavorare e proporzionalmente riducendo il mio stipendio ben al di sotto dei 400$ che ero solito guadagnare, il tutto a favore di altri professori recentemente assunti in concomitanza con le prime fasi di questa penosa vicenda.

Aggiungo che mi è stato esplicitamente confermato dalla Direttrice che questo nuovo equilibrio all’interno del corpo docente, costituito dall’inserimento di due nuovi professori, serve esattamente alla scuola a garantirsi stabilità rispetto ai nostri atteggiamenti conflittuali: senza voler capire che basterebbe rendere legali le nostre posizioni, uscire dalla penombra in cui versano i nostri rapporti e la gestione totale della SDA, per garantirsi sul lungo periodo tutto il nostro appoggio e la nostra più genuina e onesta collaborazione e professionalità.

Ancora una volta mi rivolgo alle Autorità Italiane in Bolivia affinché intervengano a chiarire le reciproche posizioni, affinché mi dimostrino sostegno e solidarietà giacché come cittadino italiano all’estero mi sento pregiudicato dalla solitudine, e temo che la SDA stia tentando di mettermi fuori gioco facendo leva proprio su questo fattore.

In fede.

Mario Barone Lumaga

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