noi assistenti spaventati dalla partenza (Insegnamento Lingua Italiana)
Carissimi,
anche io provo talvolta gli stessi dubbi e le stesse paure espressi qui da Oriana, Ninfa e LaFra. Una delle preoccupazioni certo riguarda la carriera universitaria, tanto più che proprio ieri sono stata bocciata al mio penultimo esame speriamo che quello di giovedì vada meglio! Questo per me è un periodo di cambiamento, e non solo per ciò che concerne il trasferimento in Francia, è il momento di fare scelte per il futuro e temo di non riuscire a costruirmi la mia strada. Forse questo ha influenzato negativamente l'esito dell'esame, ho studiato in modo stupido e confusionario e mi sono presentata lì praticamente già sicura di venire bocciata.
Questo perché sentivo il bisogno di condividere con voi quest'esperienza, normale non solo per chi sta per partire ma anche per chi è agli ultimi esami e non ce la fa più ed è come me circondato da amichetti maliziosi che continuano a chiederti cosa mai farai dopo la laurea. O peggio ancora da altri compagni (invidiosi>) che mal celano un certo disprezzo perché si va ad insegnare, come nel mio caso, SOLO alle elementari, come se si trattasse di un lavoro per cretini indegno per loro, menti superiori destinate fin dalla nascita all'insegnamento universitario. Ma tutti gli amici che mi conoscono e mi vogliono bene mi incoraggiano e mi dicono che sarà una splendida esperienza.
Sfogo finito. Tutto questo per dirvi che sì la "paura della vita" è brutta, ma io sono sicura che ci sentiremo fighissime propio perché saremo riuscite a vincerla. L'esame maledetto riusciremo a passarlo e riusciremo a trasformare anche una bocciatura in un'esperienza formativa (boh, almeno io penso di avere imparato qualcosa da ieri...). Soprattutto saremo in grado di prendere la decisione giusta riguardo al partire/non partire. Io ho spedito ieri il modulo di accettazione e ne sono felice, un'esperienza all'estero era qualcosa a cui pensavo da anni ma non ero mai riuscita a realizzare. Insomma, non posso rifiutare perché altrimenti passerei molto tempo a chiedermi come sarebbe stato se... Proprio perché sono una persona eccessivamente paurosa, ho adottato come regola, nell'indecisione tra il fare e non fare un'esperienza (dal presentarmi ad un esame ad andare sola in Marocco, dall'uscire con un nuovo gruppo di amici al fare un anno d servizio civile)di buttarmi e viverla. E però questo mi ha portato anche a perdere tempo con l'università, in alcuni casi, oltre che a fare magari troppa roba insieme svolgendo male i miei compiti. Ma mi ha anche dato un curricolino interessante, e mi ha dato un'autostima che prima non avevo. Si tratta ovviamente di una scelta personale, ognuno fa caso a sé. Infatti sono perfettamente d'accordo con Oriana: è una bella opportunità ma non irripetibile. Insomma, se adesso qualcuno non se la sente di partire, può sempre fare qualcos'altro in momenti più tranquilli: un servizion volontario europeo EVS, fare l'animatore sulle navi da crociera, vincere una borsa di studio perché ci si è laureati benissimo e in tempissimo e fare un master negli Usa, partire come volontari per l'Africa, fare un dottorato all'estero, ecc. O magari capire che si preferisce vivere nella propria città... non è un delitto.
Per quello che concerne il lato amoroso: anche io sono fidanzata. Io andrò 7 mesi in Francia, lui 2 o 3 in Inghilterra. So che soffrirò la sua mancanza ma che anche se lontani potrò contare su di lui. Ovvio, molte coppie che si separano per andare qualche mese fuori Italia si lasciano, ma molte continuano a restare insieme. Così come accade per le coppie di fidanzati che vivono nello stesso quartiere.
Bene, tutto ciò che ho scritto non ha forse molto senso... quello che vi volevo dire è solo un banale "crediamo in noi che siamo gggggiovani e belli", ma mi serviva per non venire sopraffatta dal pessimismo e poi volevo contibuire anche io alla discussione.
Un grosso bacio e W LE VACANZEEEEE
Simona