Il punto della situazione
Qui si seguito cerco di fare un po' il punto della situazione di questi 12 mesi (eh gia', proprio 12) di percorso formativo. La maggior parte delle cose che trovate sono ovviamente frutto delle discussioni svolte all'interno del gruppo. Mi sono limitato ad ordinare il materiale secondo la logica che mi sembrava piu' opportuna. Ci sono ovviamente anche delle considerazioni personali, sempre riconoscibili comunque dalle relative premesse.
Credo sia un buon lavoro. Potrebbe essere utilizzato per informare i soci latitanti, ma soprattutto per introdurre delle discussioni chiarificatrici per noi stessi.
Luca B.
Nel settembre 2003 è iniziata l’avventura del nostro gruppo formazione. Per rinfrescare un po’ la memoria ho deciso di riportare qui un estratto dal progetto “Formazione in Oficina” e precisamente la parte riguardante i “motivi” (e gli “obiettivi”) che a quel tempo ci spinsero alla richiesta di fondi per dar vita al nostro percorso formativo.
Motivazioni:
Il cammino verso la progettazione di questo percorso formativo è stato intrapreso nel momento in cui è emerso, da parte del gruppo gestionale del Progetto "Oficina", il comune sentire di alcuni nodi problematici fino a quel momento individuati in modo frammentario solo da alcuni soci, e mai oggetto di una discussione approfondita ed allargata. I problemi riguardano sostanzialmente la continuita' del Progetto "Oficina" e cioè:
- L'impreparazione a gestire totalmente la complessità delle dinamiche di gruppo tra i volontari che sono attivi al circolo;
- L'incapacità di investire in modo efficace sulle propositività dei nuovi soci;
- L'inadeguatezza di un assetto pseudo-organizzativo che molto spesso porta a problemi di concentrazione di attivismo e decisionismo su singoli individui;
- L'Incapacità di stendere, con efficaci metodologie, piani progettuali sul medio e lungo periodo.
Per continuità non si deve intendere la messa in discussione della possibilità di un futuro per il Circolo, dovuto a problemi di natura strettamente tecnica (come, ad esempio, difficoltà economiche o problemi di gestione dovuti a carenza di volontari). La situazione di emergenza economica è stata ormai sufficientemente superata e il numero di volontari che si rendono protagonisti nelle attività del Circolo è in continuo aumento.
**Il problema quindi non sta nell'esistenza per se stessa del Buena, ma piuttosto nelle modalità con le quali essa avrà luogo.**
A distanza di quattro anni il nocciolo duro del gruppo promotore del Progetto Oficina si sente in dovere di allargare, ai soci che si sono dimostrati più attivi, e ne fanno esplicita richiesta, le responsabilita' e le competenze gestionali della struttura.
Questa situazione, base di partenza di un'ulteriore prossima fase da attuare, rappresenta al tempo stesso un obiettivo raggiunto in riferimento alle finalità prefissate a suo tempo nella formulazione del Progetto Oficina; ricordiamole:
- Promuovere processi di corresponsabilizzazione, di compartecipazione e di autogestione, delle persone e dei gruppi, nell’ambito dello sviluppo della comunità;
- Favorire la realizzazione individuale e sociale delle persone, nel rispetto della propria identità e promuovere la responsabilizzazione e la valorizzazione delle persone quali protagonisti della propria dimensione esistenziale;
- Stimolare le risorse umane, culturali ed economiche presenti nella comunità, attraverso l’integrazione ideativa e progettuale.
Ma l'allargamento della base decisionale con la comparsa di nuove individualità portatrici di personalità, esperienze e aspettative diverse, porta allo stesso tempo ad un aumento della complessita' comunicativa da parte dei partecipanti con inevitabili problemi di gestione delle dinamiche di gruppo.
Inoltre risulta prioritaria l'elaborazione di un nuovo assetto organizzativo condiviso da tutti in modo da evitare concentrazioni di attivismo e decisionismo. Si esige quindi la necessità di attuare percorsi formativi indirizzati all'apprendimento di tecniche e strumenti, al fine di una soluzione di tali problematiche e una gestione efficace e costruttiva di tali complessità.
Gli obiettivi
Dall'analisi dei problemi e dei bisogni nascono quindi i seguenti obiettivi:
- Imparare a gestire la complessità delle dinamiche di gruppo tra i volontari che sono attivi al circolo;
- Acquisire le capacità per investire in modo efficace sulle propositività dei nuovi soci;
- La ricerca di un nuovo assetto organizzativo condiviso per evitare i classici problemi di concentrazione di attivismo e decisionismo su singoli individui;
- Il passaggio da una condizione spontaneistica ed euristica dello stare insieme, ad una concezione progettuale del volontariato.
(estratto dal progetto Formazione in Oficina, settembre-novembre 2003)
A distanza di un anno quali obiettivi riteniamo di aver perseguito con successo?
- Imparare a gestire la complessita' delle dinamiche di gruppo tra i volontari che sono attivi al circolo;
Non si può certo dire che siamo diventati degli abili comunicatori. Credo che l’esperienza con Michielin ci abbia aiutato ad inquadrare un po’ il problema, tuttavia non siamo ancora in grado, ad esempio, di rendere produttiva una riunione assicurando a tutti la parola, oppure far rispettare l’ordine del giorno o le decisioni già prese. Certo, rispetto ai primi tempi ne abbiamo fatto di strada, ma non è abbastanza se il nostro obiettivo è quello di riuscire a lavorare e condividere in gruppo. Sarebbe ideale, come molti hanno già proposto, riprendere il percorso formativo con qualche docente. Magari approfondire con lo stesso Michielin, visto che ci conosce già.
- Acquisire le capacita' per investire in modo efficace sulle propositivita' dei nuovi soci;
Abbiamo capito quanto sia importante aiutare un socio “promettente” nel momento dell’inserimento (primo problema). Per noi che siamo già dentro sembra tanto semplice, ma effettivamente anche i meglio intenzionati, se nuovi, hanno serie difficoltà nell’inserirsi. Tuttavia, un analogo problema (secondo) esiste per soci già da tempo tesserati, i quali ugualmente hanno non poche difficoltà nell’orientarsi.
Ipotizzando che il primo problema potesse essere risolto individuando delle persone che si occupassero esclusivamente dell’inserimento di questi soci, il gruppo formazione ha ritenuto opportuno creare un gruppo di lavoro denominato “accoglienza” con il compito di elaborare delle strategie al riguardo. Un aspetto da non sottovalutare è che seguire un nuovo socio costa fatica. A detta di molti fare il “tutor” è spesso palloso e richiede tempo. Tuttavia, come attestato dall’organigramma settoriale vigente, il suddetto gruppo risulta tuttora privo di referenti.
Relativamente al secondo problema, invece, si è ritenuto che la causa di questa riluttanza da parte dei tesserati, sia dovuta alla mancanza di informazioni relative al funzionamento dei vari settori del circolo. Ci si sente spesso rispondere: “Sì, sì, vorrei organizzare questo e quell’altro, ma non so a chi chiedere, che strumenti ho a disposizione e... da dove devo cominciare…”. Abbiamo quindi proposto la redazione di alcuni “formulari di settore” che mettano su carta, in modo chiaro, le procedure, gli strumenti e i referenti relativi ad una serie di attività (i cosiddetti protocolli). I formulari esistenti fino ad ora sono quelli del bar e delle conferenze. È in preparazione quello della Siae.
Ma al di là di queste soluzioni organizzative, molto resta ancora da pianificare dal punto di vista dell’affiatamento dello spirito di gruppo. L’idea delle riunioni-cena (alternate a quelle normali) sembra essere molto gettonata. Lo stesso vale per le vacanze di gruppo, anche se un po’ più difficili da realizzare.
L’investimento sulla propositività dei soci è sicuramente legata al problema della continuità del circolo nel senso di reperimento di nuove risorse umane. Tuttavia, a mio modo di vedere, dovremmo precisare un po’ meglio ciò che intendiamo quando parliamo del rapporto tra nuovi soci e continuità del circolo.
Secondo me (Luca B.) esiste infatti un tipo di continuità in senso debole, legata cioè al coinvolgimento di nuovi soci nelle attività contingenti (settori contenuto) e una continuità in senso forte, legata al coinvolgimento di nuovi o vecchi soci nelle attività necessarie alla sopravvivenza del circolo (settori contenitore). Personalmente, credo sia più opportuno parlare di continuità del Buena in riferimento a quest’ultimo significato.
- La ricerca di un nuovo assetto organizzativo condiviso per evitare i classici problemi di concentrazione di attivismo e decisionismo su singoli individui;
L’attuale organizzazione del Buenaventura porta con sé, ancora per buona parte, l’impronta del cosiddetto “periodo di emergenza”, caratterizzato da incertezza economica, scarsità di risorse umane ed inesperienza. A distanza di più di quattro anni di attività e con un abbozzo di attivo nel conto corrente, la concentrazione di responsabilità “gestionale” (non finanziaria!!!) su poche persone resta ancora il nostro vero tallone d’Achille. Come già ricordato dall’estratto, l’aumento del numero dei soci attivi ha portato all’esigenza naturale di una ridiscussione e ricondivisione degli ideali e degli obiettivi del Buena. Tale processo potrebbe però definirsi compiuto solo attraverso una conseguente frammentazione e redistribuzione delle responsabilità gestionali (tutti siamo in grado di condividere, fare critiche e dire la nostra a parole, ma solo agendo dimostriamo di essere all’altezza dei nostri propositi).
Purtroppo la frammentazione delle responsabilità e quindi delle competenze, richiede una grande capacità comunicativa (nel senso di scambio di informazioni) tra persone, la quale, se non sufficientemente buona, rischia di comportare notevoli rallentamenti al metabolismo decisionale dell’intera struttura.
Il Gruppo formazione ha quindi predisposto un organigramma dei settori del Buenaventura nel quale ogni settore viene rappresentato da un proprio gruppo di lavoro. Ogni gruppo è composto almeno da un referente per il direttivo. La suddivisione in gruppi di lavoro ha almeno due grosse funzioni:
- una funzione organizzativa,
- ed una funzione emotiva.
Funzione organizzativa: ci permette di delegare a più persone le mansioni che prima erano concentrate in pochi individui. Le informazioni relative all’organizzazione dei singoli settori vengono condivise da più persone aumentando così il numero dei punti di riferimento per i nuovi soci (il problema della continuità del Circolo). Inoltre più persone significano più cervelli che ragionano sugli stessi problemi e quindi rappresenta la condizione per escogitare soluzioni migliori, frutto del contributo critico di più punti di vista.
L’idea è quella di dare il via ad una serie di “tirocini” che i diversi gruppi dovranno effettuare nei relativi settori. In questo periodo di due o tre mesi i soci avranno la possibilità di sperimentare il lavoro di gruppo, di prendere confidenza con il settore, di vivere in prima persona i problemi e di trovare delle soluzioni da presentare poi al gruppo formazione allargato. Per velocizzare questo processo abbiamo dedicato numerosi incontri del nostro gruppo formazione alla presentazione tecnica di ogni settore del Buenaventura (la fantomatica “Prima Fase”).
Dal punto di vista emotivo, invece, il pragmatismo del lavoro di gruppo crea e rafforza lo spirito di squadra, dando più senso alle ore che si passano assieme, fornendo gratificazioni che compensano lo sforzo del processo di discussione e condivisione.
- Il passaggio da una condizione spontaneistica ed euristica dello stare insieme, ad una concezione progettuale del volontariato.
Cosa vuol dire concezione progettuale del volontariato? Vuol dire generalmente pianificare nel lungo periodo e realizzare per fasi? Accettando questa definizione molto generale, ciò che risulta primariamente necessaria è sicuramente la formulazione di chiari obiettivi condivisi dal gruppo allargato. È in questa prospettiva che si colloca la fantomatica “IIa fase” del gruppo formazione e cioè la fase dedicata alla ridiscussione e ricondivisione allargata dei principi ispiratori e delle finalità del Buena. Cioè la mission del circolo. Particolarmente sentita era la questione legata alla concezione del Buena come puro contenitore contro la concezione del Buena come protagonista di contenuti nel territorio.
Assieme a questi temi denominati “questione politico-ideale”, ulteriore spazio nella discussione era dedicato invece alla “questione organizzativa”, legata soprattutto alla definizione dell’organigramma dei settori, dei referenti e componenti dei gruppi di lavoro e alla comunicazione interna tra soci e direttivo.
Una terza questione legata alle precedenti è quella relativa all’alternativa puro volontariato/dipendenti, la quale è caratterizzata sia da presupposti politico-ideali, sia da legami con vincoli strutturali (possibilità economiche) e organizzativi (nel caso in cui l’organizzazione in gruppi di lavoro non dovesse funzionare).
LA QUESTIONE POLITICO-IDEALE (la ridiscussione e condivisione allargata dei principi e delle finalità del Buenaventura)
Gli attuali principi ispiratori e le finalità del Buenaventura rispecchiano di fatto, secondo le intenzioni dei soci fondatori, lo statuto dell’Associazione Archè. A distanza di più di quattro anni dalla nascita di Buenaventura, la possibilità di una ridistribuzione delle sue responsabilità gestionali passa proprio attraverso la ridiscussione e ricondivisione di questi principi e finalità.
Principi:
- Si ispira ad una concezione autodeterministica e positiva dell’uomo;
- Ricerca la coerenza dei mezzi rispetto alle finalità;
- Sollecita, rinforza ed integra l’autoregolazione individuale e di gruppo con modalità propositive ed orientative, favorendo la corresponsabilità personale e collettiva, condivisa e compartecipata;
- Persegue una libera interiorizzazione dei modelli (dei comportamenti, dei valori, delle azioni, ecc.) rispetto alle norme impositive;
- Intende sviluppare modalità decisionali centrate sulla ricerca di una opportuna convenienza rispetto agli obiettivi da perseguire, superando così il principio di delega e delle logiche decisionali basate sulla contrapposizione maggioranza/minoranza.
Finalita':
- Promuovere processi di integrazione interculturale, intergenerazionale, interetnica e di partecipazione sociale;
- Stimolare le risorse umane, culturali ed economiche presenti nella comunità, attraverso l’integrazione ideativa e progettuale;
- Sperimentare percorsi e progetti creativi individuali e di gruppo con modalità interattive;
- Contribuire allo sviluppo dei fattori protettivi della comunità, favorendo la realizzazione e l’autonomia delle persone contrastando così la cultura della dipendenza;
- Promuovere la responsabilizzazione e la valorizzazione delle persone quali protagonisti della propria dimensione esistenziale, sia in termini individuale che sociali;
- Favorire la realizzazione individuale e sociale delle persone, nel rispetto della propria identità;
- Promuovere processi di corresponsabilizzazione, di compartecipazione e di autogestione, delle persone e dei gruppi, nell’ambito dello sviluppo della comunità;
- Favorire la nascita e la creazione di altre associazioni e gruppi.
(estratto dallo Statuto dell'Associazione Arche')
Relativamente ai principi, ritengo che non sia stata ancora affrontata una seria discussione e condivisione se non da un punto di vista esclusivamente teorico. Sarebbe molto più sensato cercare di contestualizzarli all’interno della reale vita associativa di tutti i giorni. Ci sono state infatti molte occasioni nelle quali principi come la **concezione autodeterministica e positiva dell’uomo o la coerenza dei mezzi rispetto i fini** hanno mostrato alcune ambiguità interpretative.
Per quanto riguarda le finalità (obiettivi) la situazione è un po’ diversa. Nelle riunioni del nostro gruppo, si sono poco a poco delineate due concezioni diverse intorno ai veri obiettivi del Circolo. Una era quella che voleva riproporre la mission del contenitore, e cioè l’idea che interpreta il Buena essenzialmente come uno spazio che i soci più diversi ed intraprendenti possono riempire di contenuti. Di contro si è poi data forma ad un’opzione alternativa, che chiamerò qui protagonista, la quale enfatizza il ruolo del Buenaventura come soggetto forte che sceglie contenuti e agisce sul territorio. La schematizzazione seguente organizza e mette a confronto gli aspetti positivi e negativi delle due opzioni.
Buenaventura come CONTENITORE
Il Buenaventura è essenzialmente un’associazione che da servizi ai soci. Il servizio più importante è quello di offrire uno spazio fisico, organizzativo e strumentale a quei soci che vogliono mettersi alla prova, sperimentarsi nelle attività e confrontarsi con persone con idee diverse.
Aspetti POSITIVI
- È ciò che il Buena ha sempre fatto fin’ora e quindi sappiamo di cosa stiamo parlando;
- Il contenitore permette di non avere grossi filtri ideali. Questo consente l’ingresso al Circolo ad un gran numero di persone, dando loro la possibilità di sperimentarsi partecipando alle attività;
- Questa apertura è un bene sia per chi entra che per chi è già socio, perché si ha la possibilità di discutere e confrontare le proprie idee con chi non è d’accordo e di saggiare le proprie ragioni;
- Il Buena si distinguerebbe definitivamente da tutti quegli spazi (privati) che esistono proprio per propagandare e difendere certe idee e interessi. È un posto davvero alternativo e dovrebbe continuare ad esistere proprio per la sua originalità e per il forte contributo al pluralismo associativo.
Aspetti NEGATIVI
- È vero che è ciò che facciamo adesso, ma ora facciamo anche altre cose che vanno oltre l’idea di semplice contenitore. Bisogna definire bene i confini di questa idea di contenitore, stabilendo cosa il Buena può e non può fare;
- Sicuri che essere troppo aperti non sia controproducente? Non rischiamo di dare troppe opportunità a chi un giorno potrà anche remarci contro?
- L’idea di contenitore sembra concentrare l’attenzione sull’apertura verso gli altri. Ma noi siamo qui solo per il confronto con gli altri o pretendiamo qualcosa di più dal “nostro” Buena?
- Il Buena è oramai un protagonista importante della realtà giovanile castellana. Sarebbe ora che mettesse a frutto la propria esperienza cominciando a dire la sua sulle questioni giovanili del territorio. Ma l’idea di contenitore limita fortemente questa prospettiva.
Buenaventura come PROTAGONISTA
Dopo cinque anni di esperienza il Buenaventura ha la capacità e la responsabilità di dire la sua sulle questioni più importanti del territorio: politiche giovanili, ma anche sanità, scuola, ambiente, piano regolatore ecc.
Aspetti POSITIVI
- Si creerebbe uno spirito di gruppo più forte condividendo idealità, progettualità e comuni avversari;
- Avremmo le idee chiare soprattutto su alcune questioni e potremmo prendere decisioni importanti in modo più facile e lavorare più velocemente;
- Potremmo finalmente iniziare a dire la nostra sulle questioni legate al territorio, magari andando anche al di là delle problematiche giovanili.
Aspetti NEGATIVI
- Lo spirito sarebbe più forte, ma ponendo dei filtri all’ingresso dei nuovi soci, il gruppo rischierebbe di assottigliarsi in modo preoccupante (questo dipende ovviamente dai filtri);
- Le decisioni sarebbero sicuramente più veloci, ma dove va a finire il lavoro formativo del Buena se l’unica alternativa all’essere d’accordo rimane l’andarsene? Non si impara nulla nel confronto con qualcuno che ha la nostra stessa idea, anzi, rischiamo di farci un’impressione distorta della realtà illudendoci di avere la verità in tasca;
- Il Buena diventerebbe una sorta di centro sociale educato alle buone maniere. Rischieremmo di fare attività autoreferenziali e gli spazi tornerebbero vuoti;
- Il Buena si personalizza identificandosi con le idee delle persone che lo gestiscono. Cade la distinzione tra spazio e soci;
- Il Buena ha sicuramente le carte in regola (esperienza) per poter dire la sua sulle questioni giovanili del territorio, ma possiamo affermare che si tratta anche di una “responsabilità” nei confronti della cittadinanza? La responsabilità implica un “dovere” verso qualcuno o qualcosa, ma nessuno (esclusi i soci) ha mai preteso qualcosa nei nostri confronti, investendoci di tale ruolo. Quindi sarebbe meglio parlare del Buena come una realtà che crea non responsabilità, ma “opportunità” di crescita per il territorio e che, in quanto rappresentante di una parte della cittadinanza, rivendica non doveri, ma “diritti” nei confronti di chi, di “dovere”, è veramente responsabile.
Dalla schematizzazione risulta evidente come le due opzioni siano tra loro speculari, in quanto l’una risolve i problemi dell’altra, creandone però di nuovi e viceversa. Tuttavia, dare già per ovvia l’incompatibilità di queste due alternative sarebbe una conclusione un po’ troppo precipitosa. Si potrebbe infatti considerare l’ipotesi di scenari che tentino un’opzione ibrida tra le due, in modo da salvare i caratteri positivi di entrambe, tenendo sotto controllo gli aspetti negativi.
Una possibile idea sarebbe quella di individuare i settori nei quali le due “mission” possono essere applicate in modo esclusivo. Ad esempio, il settore conferenze potrebbe adottare la modalità “contenitore”. Si offre la struttura a qualsiasi iniziativa tenendo presente lo spazio aperto per gli interventi critici. Invece altri settori come “progetti e finanziamenti” o “rapporti con le istituzioni” potrebbero adottare la modalità “protagonista” nella quale il Circolo pone linee guida precise e vincolanti.
In effetti quest’ultimo gruppo ha già preso una direzione in questo senso. Nella tragicomica esperienza del Forum giovani “del” Comune, il Buena ha misurato la propria forza contrattuale non solo con l’amministrazione, ma anche con le altre realtà politiche di Castelfranco, uscendone di fatto a testa alta (forse troppo, visto che non abbiamo fatto molti prigionieri). In questa avventura, umanamente poco educativa (ma molto istruttiva dal punto di vista politico), i nostri baldi giovani hanno avuto la possibilità di rendersi conto (venendo in possesso di documenti e contrattando direttamente con gli amministratori) come vengono gestiti i fondi pubblici destinati al settore giovanile e quale sia la lungimiranza politica e la nobiltà d’animo di questi amministratori. Spinti dallo stesso senso del civil vivere che induce l’uomo a gettare nel cassonetto la nauseabonda monnezza, abbiamo deciso di guastare la festa a questi personaggi e a non fargliela passare liscia almeno sulla questione giovanile. Bruciando un po’ le tappe del nostro percorso formativo (che in quel momento sembrava piuttosto rilassato) il gruppo ha deciso di battere i pugni sul tavolo degli amministratori prendendo per la prima volta delle posizioni su questioni esterne alle mura del circolo.
Alla conclusione di questa avventura, il gruppo ha deciso comunque di mettere a frutto l’esperienza, elaborando un documento programmatico nel quale sono indicati possibili obiettivi, strategie e strumenti del Buenaventura sulle questioni giovanili della castellana. Si fa presente quindi l’esigenza di un prossimo chiarimento sulla questione contenitore/protagonista del Buena, in modo da collocare coerentemente l’operato di questo gruppo all’interno di un struttura organica che ne riconosca l’appartenenza.
LA QUESTIONE ORGANIZZATIVA:
La definizione dell’organigramma dei settori, dei referenti e dei componenti dei gruppi di lavoro e della comunicazione interna tra soci e direttivo
Abbiamo già parlato dell’importanza dell’organizzazione a gruppi per la continuità del circolo, per la redistribuzione delle responsabilità gestionali e per la soluzione delle problematiche tecniche interne ai settori.
L’organigramma (aggiornato al 16 settembre 2004) è suddiviso in 10 settori contenitore (necessari alla sopravvivenza della struttura) e 16 settori contenuto (frutto delle diverse attività contingenti). Alcuni settori sono comunque ancora privi di referenti, mentre altri subiranno prossimamente dei cambiamenti.
Settori Contenuto
Settori contenuto |
referente e componenti |
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xxx |
yyy zzz yyy zzz |
xxx |
yyy zzz yyy zzz |
xxx |
yyy zzz yyy zzz |
xxx |
yyy zzz yyy zzz |
Settori contenitore
Settori contenitore |
referente e componenti |
---|---|
xxx |
yyy zzz yyy zzz |
xxx |
yyy zzz yyy zzz |
xxx |
yyy zzz yyy zzz |
Non è ancora stata definita la questione della comunicazione tra direttivo e referenti:
- i referenti devono essere sempre presenti al direttivo o no?;
- che margini decisionali hanno i gruppi nel proprio settore?;
- quali solo le questioni di competenza esclusiva del direttivo relativamente ai singoli settori?;
- quali sono le linee guida indicate dal direttivo per il lavoro di gruppo (es. con quali criteri i gruppi dovrebbero cercare di prendere decisioni: unanimità; maggioranza/minoranza)?;
...
LA QUESTIONE MISTA (Il futuro del Buena tra volontariato e gestione dipendente)
Dare una risposta a questa questione significa avere le idee chiare su quali sono i principi e le finalità del Buenaventura e allo stesso tempo aver visionato e sperimentato qualche nuova forma organizzativa che cerchi di risolvere i problemi sintetizzati precedentemente.
Va ricordato che l’attuale organizzazione volontaria non è stata originariamente ispirata solo dai principi e dalle finalità care ai soci fondatori, ma è stata utilizzata, in parte, come risposta alla già ricordata situazione di emergenza iniziale, legata soprattutto alle difficoltà economiche. Tuttavia, è naturale chiedersi come sarebbe stato il Buenaventura con dei gestori stipendiati che avrebbero organizzato e realizzato tutte le attività e magari, alla lunga, a prescindere dalle loro motivazioni. Probabilmente ci sarebbe stato molto meno spazio per le attività autogestite. I soci avrebbero avuto molte meno possibilità di sperimentarsi e di imparare dai propri errori e, forse, il sabato e la domenica saremmo stati tutti a casa perché i dipendenti non avrebbero lavorano portandosi dietro le chiavi e il circolo sarebbe rimasto chiuso (al pari di quanto accade dai nostri amici del Casal de Jovens, di Barcellona).
Tuttavia, questo tipo di organizzazione basato sul volontariato, come già ricordato più volte, ha bisogno di avvalersi della responsabilizzazione di diversi individui per poter funzionare evitando i fantomatici eccessi di attivismo e decisionismo. L’organizzazione in gruppi di lavoro va quindi vista proprio in questa direzione.
Comunque, dobbiamo chiederci come ci dovremmo comportare nel caso, per i motivi più disparati, questo tipo di organizzazione non dovesse funzionare. Purtroppo, l’alternativa dei gestori dipendenti sembra essere la più naturale (anche se servirebbero strategie finanziarie diverse). Bisogna comunque tenere presente che, dopo quasi cinque anni di esperienza di volontariato, siamo ben consapevoli di quali ricchezze questo tipo di organizzazione ci abbia offerto. Quindi, potremmo tentare veramente di formulare delle alternative organizzative che prendano in considerazione quelle stesse molteplicità di fattori che solo qualche anno fa erano quasi completamente ignorate.
elaborato da Luca B., nel settembre 2004
Un commento (di Marco L.) --Marco, Wed, 22 Sep 2004 16:20:32 +0200 reply
Volevo esprimere un sincero apprezzamento per il lavoro di Luca, che ci
mette in grado di ripercorrere le tappe
del gruppo formazione, e mi permette di fare la seguente riflessione...
La schizofrenia del buena tra contenitore e contenuto...
- Esiste un buena contenitore che offre spazi e supporto a chiunque abbia qualcosa da proporre, ma che per continuare a funzionare (e per funzionare anche meglio) ha bisogno di una certa organizzazione. Qui le questioni ideali entrano solo marginalmente. Ci sono delle attrezzature e degli spazi da gestire e dei "servizi" da offrire ai soci che vogliano realizzare delle attività.
- Esiste poi (o sta nascendo) un buena contenuto, che si propone di essere soggetto attivo sul territorio. Un esempio di questa dimensione è il gruppo "Rapporti con le istituzioni" con il suo documento programmatico...
In questa ottica non mi sembre appropiata la suddivisione tra i gruppi in gruppi contenitore e contenuto realizzata nell'ultimo organigramma. Se Tizio viene al Buena e vuole organizzare una conferenza ed io gli faccio compilare il formulario, gli prenoto la sala gli metto giù le sedie ed i microfoni, faccio un po' di pubblicità...che contenuto stò proponendo???
Provocazione: in che misura i gruppi di contenuto sono rappresentativi del buena?
Io credo che i gruppi di contenuto debbano assumere la propria identità, coerentemente con lo spirito di autodeterminazione e responsabilizzazione. Tale gruppo autonomo potrà poi trovare spazio e servizi nel buena contenitore. Solo iniziative approvate all'unanimità da tutti i soci del Buena potrebbero (a norma di statuto"...superando così il principio di delega e delle logiche decisionali basate sulla contrapposizione maggioranza/minoranza."...) essere bollate come iniziative del Buena.
ad esempio quando basemental organizza concerti al Buena ....non è il Buena a volere questi pazzi sperimentatori di musica di nicchia.. è Basemental... la distinzione non è solo formale, è una questione di identità e di responsabilizzazione fondamentale.
Fatemi sapere cosa ne pensate....
Ciao a tutti, spero di riuscire a passare presto al Buena,
a presto, Marco.
Un commento, replica di Sergio G. --Sergio, Wed, 22 Sep 2004 16:28:14 +0200 reply
Telegraficamente su quanto scrive Marco:
Concordo con Marco che non ci deve essere una schizofrenia tra contenitore e contenuto e noi prima di tutto siamo di fronte al problema di far continuare e far funzionare al meglio il contenitore che c'è. Quindi questa è una parte a cui non si può rinunciare e non condividere assieme.
In merito ai contenuti credo che non si debba tanto pensare, anche se sono importanti, ai contenuti riferiti a quello che si può proporre da parte nostra all'interno del contenitore buena (tipi di musica, di conferenze, incontri, film, ecc.) ma ai contenuti generali del progetto cioè:
- la continuità e condivisione del buena come modello e opportune possibili modifiche,
- lo sviluppo di altri progetti paralleli e/o collegati, ecc..
Sono risposte non semplici ma che dovrebbero andarsi incontro e far trovare dei percorsi comuni a quanto ognuno di noi, nel proprio personale, intende immaginare il futuro proprio e del buena.
Io non riesco stasera ad esserci, ma so che c'è la voglia di trovare risposte... quindi buon lavoro e alla prossima.
Sergio
Replica di Alberto -- Wed, 22 Sep 2004 19:33:51 +0200 reply
ciao Marco
sono contento di sentirti, anche se via email ed ho apprezzato il tuo
intervento
solo che a mio avviso, c'è un piccolo equivoco
Max Weber parlava di "dittatura della parola" ovvero della difficoltà di
uare la parola scrita per espreimere dei concetti; bè credo che sia quasi la
cosa più interessante che ricordo del corso di sociologuia Economica a
Trento del mitico Mino Garzia
ad ogni modo: la distinzione usata per i gruppi di lavoro (contenirore/contenuto, probabilemten si sono usati dei termini inappropriati) non si riferisci al dibattito "buena contenitore o Buena protagonista"
per "contenitore" si riferisce ad attività che hanno a che fare con la struttura che serve a supporto di quasi tutte le attività per fare un esempio: se abbiamo un problema legale e manca la consulenza legale chiudiamo; se il bar non c'è non abbiamo i soldi per pagare l'affitto; se è sporco, bè lo capisci da solo...
per "contenuto" sono mansioni di supporto a singole categorie di attività: quali i concerti, le conerenze e tutto il resto. in astratto, e sottolineo in astratto, se manca il gruppo che coordina i concerti il buena non chiude, magari fa altre cose e così per tutte le iniziative
certo la distinzione è "quasi didattica" e arbitraria mi rendo conto che i due termini utilizzati danno adito a fraintendimenti
comunque la tua idea, o meglio come interpreti "basemental" o altre realtà che potrebbero trovare spazio all'intenro del Buena è molto interessante l'avevo presa in considerazione anche io, con l'idea del "Circolo Masaccio" purtroppo ancora fermo alla fase del nascituro ad ogni modo credo che la questione sia abbastanza complessa e non credo di farcela ad approfondirla via email sia per la "dittatura della parola" e sia perchè non l'ho ancora ben definita nella mia testa ciao Alberto
Commento di Marco -- Wed, 22 Sep 2004 19:38:04 +0200 reply
caro Alberto,
hai ragione con riguardo all'imprecisione del mio riferimento alla classificazione tra buena contenuto e contenitore,
però spero che il concetto sia passato, il tuo esempio del circolo Masaccio calza alla perfezione.
Con riferimento a Weber, se da un lato la scrittura comporta una dittatura, è da considerare anche che, come ricorda il nostro buon Checco in apertura a questo wiki con la citazione di Carrol, verba volant e scripta manent. Inoltre questa dittatura ci costringe ad elaborare meglio i concetti... se si trattasse di una dittatura illuminata? :)
Marco