Memoriale nº2 (Insegnamento Lingua Italiana)

Inviato da Mario Barone Lumaga @, sabato, ottobre 20, 2007, 04:36 (6246 giorni fa) @ Mario Barone Lumaga

Il giorno 11 ottobre 2007, a seguito della riunione convocata presso l’Ambasciata d’Italia a La Paz, e a seguito dell’intervento dello stesso Ambasciatore Mignano, la Società Dante Alighieri mi convocò per invitarmi a riprendere servizio a scuola.
La Direttrice Caposiena mi spiegò che a causa dell’impegno preso con il professore supplente, convocato durante la settimana del mio “sciopero”, non era al momento possibile reintegrarmi in tutti i corsi che precedentemente conducevo, ma che in cambio poteva offrirmi un corso intensivo nei pomeriggi del sabato: corso che nessuno tra gli altri docenti aveva intenzione di svolgere, evidentemente a causa della scomodità del turno.
Poiché l’intervento dell’Ambasciatore era improntato soprattutto alla via della conciliazione, e mi era stata fatta esplicita richiesta di abbassare i toni della contesa, reputai onesto da parte mia accettare questo compromesso, almeno temporaneamente, in attesa di rientrare a regime.

Oggi 19 ottobre, la Direttrice Accademica ci ha convocati tutti per la presentazione dei contratti che tanto aspettavamo, e di cui l’Ambasciatore in persona si era eretto a garante.
Le nostre richieste contemplavano l’estensione di un contratto che registrasse in forma retroattiva anche i sei mesi di lavoro già compiuti, ed inoltre rendesse possibile la relativa pratica per ottenere il regolare visto di soggiorno.
Le cose invece sono state predisposte diversamente.

Vorrei premettere un episodio, una piccola discussione, intercorsa tra il sottoscritto, e la Direttrice Caposiena la sera del 18 ottobre.
Commentando l’imminente redazione dei contratti, lei mi chiese nuovamente di consegnarle le e-mail con le quali ero stato contattato dall’Italia dall’allora Direttrice Dessì, in modo tale mi disse, da chiarire una volta e per tutte quali fossero stati gli impegni assunti dalla SDA nei miei confronti.
Io mi sono opposto gentilmente, motivando il rifiuto come già avevo fatto in passato, e precisando che detto materiale è parte integrante di un eventuale corpus di documenti pertinenti la mia difesa sul piano legale.
D’altro canto, ho puntualizzato, la sig.ra Dessì è rimasta in carica per i primi cinque mesi del mio impiego presso la SDA, e per tutto questo tempo si è costantemente interessata ed adoperata affinché la questione contratti-visti venisse risolta rapidamente e correttamente.
Inoltre, ho aggiunto, c’è ben poco da chiarire circa i rapporti che intercorrono tra il sottoscritto e la SDA: in cinque mesi e mezzo di collaborazione, risultano evidenti i termini della nostra relazione.
Un monte ore settimanale che sfiorava le quaranta ore, uno stipendio medio di circa 400$, una collaborazione costante e continuata nel campo delle traduzioni di documenti.
Non trovavo dunque ragione per questa ulteriore richiesta, se non un malcelato intento di provocazione, o ricerca del pelo nell’uovo.

Affinché la mia posizione rimanga il più possibile limpida, anche in questo memoriale, come già nel precedente consegnato alle Autorità dell’Ambasciata d’Italia, voglio citare un brano dell’e-mail inviatami dalla dott.ssa Dessì il 30/1/2007 evidenziandone le parti salienti:

[…] i guadagni fanno quasi ridere un europeo rampante visto che ogni ora è pagata 25 boliviani (1 euro=10 boliviani) se regolare, 30 boliviani se in giorni come sabato. si fa lezione dal lunedi al giovedi con alcune lezioni il venerdi per la conversazione (divise tra i vari prof) e il sabato dalle 9 alle 12:20. oltre al lavoro docente, si effettuano traduzioni dall'italiano allo spagnolo o viceversa di document,i e ogni professore può decidere di avere i suoi studenti privati (circa 5 $ l'ora).
[…] la SDA ti fará un contratto di prestazione professionale valido un anno e generalmente questo è l'unico impegno che chiediamo ai ns collaboratori. Una scula di lingua italiana funziona molto meglio quando i professori sono veramente italiani appena arrivati dall'italia e totalmente motivati ad una esperienza culturale e professionale anche se poco retribuita non per mancanza di volontá ma per la povertá cronica che affetta questo paese.

Questa e-mail (insieme a contatti in forma telefonica) costituisce il canovaccio degli accordi stabiliti tra il sottoscritto e la Direzione Accademica.

Il contratto che invece mi è stato sottoposto stamattina, accumulando un ritardo di 5 mesi, copre soltanto un periodo limitato al 7º ciclo di corsi accademici, precisamente dal 22/10/2007 fino al 14/12/2007.

Con questo contratto evidentemente non ho accesso alle pratica di estensione della residenza in Bolivia. Ma la scuola si impegna a pagare mensilmente un visto di 30 giorni, relativamente ai giorni effettivi di lavoro.
In conclusione, visto il sopraggiungere delle vacanze estive, e restando in conseguenza sospese le lezioni dall’inizio di dicembre, fino alla fine di gennaio, la mia permanenza nel paese non verrebbe in alcun modo garantita.

A questo punto l’intenzione del Presidente Calisti, e del Segretario Generale Aldunate mi sembra chiara: costringermi a lasciare definitivamente il paese senza null’altro a pretendere.
Il ragionamento è evidente: come cittadino italiano in Bolivia mi spettano un totale di 180 giorni nell’arco dell’anno solare da spendere come “turista”.
Il visto che la scuola si impegna a fornire (anche se il contratto non ne fa menzione alcuna) coprirebbe soltanto il periodo suddetto (22 ottobre – 14 dicembre) oltre il quale la mia permanenza qui risulterebbe impossibile, avendo io già usufruito dei 180 giorni consentiti: ed a meno di non addossarmi le spese di una multa, o di un ulteriore visto per i circa 50 giorni vacanti, sarei costretto a lasciare la Bolivia, e problema risolto.

Il tutto poi si somma ad una situazione tesa con l’ufficio di Migraciones, presso il quale ripetutamente mi sono recato al fine di ottenere e riottenere l’estensione del visto turistico, mentendo puntualmente sui reali motivi della mia permanenza in Bolivia, e sempre spinto, confortato e rassicurato dal Presidente Calisti, riguardo all’imminente sistemazione della faccenda.
Così a me resterebbe da gestire un rapporto delicatissimo e compromesso con i funzionari del Ministero Boliviano, ai quali ho mentito, sapendo di mentire; ma allo stesso tempo la mia responsabilità personale non può essere valutata senza tenere debitamente in conto anche le pressioni, le promesse e le illusioni che mi venivano direttamente dalla scuola per cui lavoravo.

Probabilmente la mia preoccupazione ed il mio stato d’animo (peggiorato anche dal danno economico che sto subendo in questo frangente) mi rendono eccessivamente prevenuto nei confronti dei miei interlocutori; ma d’altra parte non vedo come si possa, dopo 5 mesi e mezzo di collaborazione continuata, stabile, e a tempo pieno soprattutto, immaginare di ridisegnare i rapporti lavorativi, come se d’un tratto si trattasse semplicemente di regolare contrattualmente collaborazioni occasionali, quasi un lavoro part-time da parte mia, non considerando che il mio arrivo a La Paz è stato motivato esclusivamente dalla loro offerta di lavoro, e giammai da motivi personali che in seguito mi hanno portato a cercare una stabilità in questa città: l’importo e le date del mio biglietto aereo, il mio contratto di affitto di un appartamento a duecento metri dalla sede della scuola e per la durata esatta di un anno a partire dalla data del 5/5/2007, insomma tutti questi dati testimoniano l’esistenza di una vita personale complessa, costruita tutto intorno all’impegno lavorativo nella SDA.

Recepire questo tipo di accordo con la scuola mi sembra una forma di mediazione eccessivamente pendente a favore di una delle due parti.
La mia preoccupazione è che l’intenzione del Comitato Direttivo sia quella di mettermi con le spalle al muro, proponendomi un siffatto accordo, ed inoltre riducendo il monte ore per cui ero abituato a lavorare e proporzionalmente riducendo il mio stipendio ben al di sotto dei 400$ che ero solito guadagnare, il tutto a favore di altri professori recentemente assunti in concomitanza con le prime fasi di questa penosa vicenda.

Aggiungo che mi è stato esplicitamente confermato dalla Direttrice che questo nuovo equilibrio all’interno del corpo docente, costituito dall’inserimento di due nuovi professori, serve esattamente alla scuola a garantirsi stabilità rispetto ai nostri atteggiamenti conflittuali: senza voler capire che basterebbe rendere legali le nostre posizioni, uscire dalla penombra in cui versano i nostri rapporti e la gestione totale della SDA, per garantirsi sul lungo periodo tutto il nostro appoggio e la nostra più genuina e onesta collaborazione e professionalità.

Ancora una volta mi rivolgo alle Autorità Italiane in Bolivia affinché intervengano a chiarire le reciproche posizioni, affinché mi dimostrino sostegno e solidarietà giacché come cittadino italiano all’estero mi sento pregiudicato dalla solitudine, e temo che la SDA stia tentando di mettermi fuori gioco facendo leva proprio su questo fattore.

In fede.

Mario Barone Lumaga


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