Lettura postclassica della Divina Commedia (Altro)
infine..
Ora è da considerare un quesito fondamentale che si ripropone più volte come un leit motiv, e cioè come è possibile che il male coesista con l’onnipotente bontà divina. Le confessioni religiose risolvono vietando alla mente umana di occuparsene. Confrontiamo il trattamento del tema nella Commedia di Dante e nel Paradiso Perduto di John Milton. Il Paradiso Perduto è una parafrasi dei più antichi testi biblici, caratterizzata da struggente lirismo, la presenza del male va assorbita nel mistero, cominciando dal dubbio dello stesso satana "which way shall I fly Infinite wrath, and infinite despair?” e continuando con Adamo opportunamente consigliato dall'arcangelo: "abstein to ask ... things not revealed, which th'invisible King... hat suppressed in night". Dante reagisce alla proibizione del sapere rappresentando coloro che osano spingersi nello studio e nell'innovazione, tutti costoro, vincenti o perdenti sono ferocemente puniti (il culmine è Apollo che scortica vivo Marsia) e scalcia mentre subisce la violenza della limitazione al sapere umano, con una sbirciata teologica presentata in forma di mito:
Inferno canto IX versi 61 – 63
O voi che avete gl’intelletti sani
Mirate la dottrina che s’asconde
Sotto il velame delli versi strani!
Per non guardare la Medusa, Dante ha dovuto voltarsi dall’altra parte proteggendosi gli occhi con le mani, e non bastando, Virgilio ha coperto con le sue le mani di Dante (solo i saggi eletti possono rifuggire dalla scienza e nutrirsi di rivelazione)
Purgatorio canto III versi 32 - 45, 71 e altri
…
Simili corpi la virtù dispone ecc.
…
Virgilio consiglia Dante di rinunciare a capire dei fatti fisici, perché la religione non vuole che si capisca, si spinge a confermare un dogma niceano, deplora la volontà di conoscenza dei grandi pensatori, si accorge di far parte di costoro, e rimane turbato. Il silenzio dell’ascoltatore è quanto meno perplesso.
Purgatorio canto XII versi 25 – 61
…
Vedea Nembrot a pié del gran lavoro,
…
La limitazione delle aspirazioni umane appare giustificata in quanto punitiva della superbia, tuttavia Aracne ha la colpa di essere più brava di Minerva, Niobe va punita perché più prolifica di Latona, Eva avrebbe fatto meglio a lasciare in pace il pomo della conoscenza.
La cappa teologica è finemente rivettata a limitare le pretese dell’intelletto umano, di cui il re Salomone è portabandiera, un ruolo che manterrà purché non si azzardi a discettare sulla logica aristotelica o sul primo mobile, purché eviti di impastoiarsi in altri filosofemi come un traballante Parmenide, e soprattutto guai a tentar di prevedere il futuro, ché tale opera è soggetta a fallire per definizione. Questo furore contro le aspirazioni intellettuali non è accettabile sic et simpliciter, ma deve essere deformazione di qualcosa d’altro, un passo verso la distruzione totale del castello teologico.
La ribellione prosegue con toni diversi; nel XX canto del Paradiso, oltre agli eletti di routine compaiono, come affronto alla teologia classica, Traiano, l’imperatore che fece giustiziare gli assassini del figlio della vedova, e Rifeo, che perì nella difesa di Troia.
Poi la riflessione si fa più intima e più aperta al tempo stesso; man mano il non dire diventa non ricordare, si insinua dubbio e incertezza sul che da ricordare, fino all’incapacità di recepire l’alta fantasia, il disvelamento impossibile, il niente da disvelare
Paradiso canto XXXIII verso 142
All’alta fantasia qui mancò possa
Nelle terzine precedenti la divinità è sfumata, strutturalmente inesistita come la sentenza di Sibilla, e tuttavia ammessa come il noumeno kantiano, ma qui siamo al redde rationem, solo l’accenno a una rivelazione irricevibile tende a superarne la proponibilità logica, un punto oltre il quale è la dispersione cosmica (versi 143 – 145)
Ma già volgeva il mio disire e ‘l velle,
Sì come ruota ch’igualmente è mossa
l’Amor che muove il sole e l’altre stelle.
La volontà è unificata con l’universalità cosmica al di sopra di ogni contingenza, e la serenità è finalmente raggiunta.
…
La ragione fa atei di tutti noi, la disperazione fa credenti di alcuni
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Rafel Mei
Argomento completo:
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Rafel Mei 33,
2024-12-22, 16:17
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