Lettura postclassica della Divina Commedia (Altro)

Inviato da Rafel Mei 33 @, Roma, giovedì, dicembre 26, 2024, 11:52 (17 ore, 25 minuti fa) @ Rafel Mei 33

Argomenti di discussione

Nel 20° canto dell'Inferno ai divinatori viene comminata la pena di avere la testa volta dalla parte contraria a quella usuale, i divinatori lasciano scorrere le lacrime fino alle natiche.

Ma più volte lo stesso Dante chiede e ottiene profezie sulla propria vita futura, anche da Cacciaguida, senza subire rotazioni del collo; diciamo che si tratta di uno stratagemma per descrivere fatti che sarebbero avvenuti dopo il periodo strettamente ascritto alle vicende del poema; alcuni passaggi (sei tu la costì ritto, come sa di sale) e il suo pianto per il piangere dei dannati sono brani di grande poesia.
Nel canto XVII del paradiso Cacciaguida prevede le sofferenze che l’esilio comporta (il sale del pane altrui, l’indegnità dei compagni, eccetera), tuttavia nulla menoma la fierezza del Poeta, vedi la risposta "In litteris vestris et reverentia debita" che egli invia ai fiorentini rifiutando con elegante disprezzo la goffa proposta di rimpatrio. Ma qui è da cogliere l'occasione per considerare un recente testo che narra di altre persecuzioni e di esilio, settecento anni dopo Firenze e Ravenna; si tratta di un libro capolavoro della scrittrice Judith Kerr, intitolato "Als Hitler das rosa Kaninchen stahl", "come fu che Hitler rubò il coniglietto rosa". Una famiglia di ebrei berlinesi che negli anni trenta del secolo scorso fu costretta a espatriare in Svizzera, Francia, Inghilterra, partendo e ritornando, dividendosi e riunendosi, in mezzo a timori, amicizie, ostilità. Il coniglietto di panno lenci rosa è in discussione nella scelta dell'ultimo oggetto da inserire in valigia, e viene scartato a favore di un altro pupazzo. Quando trovano la casa svaligiata e il coniglietto sparito rimpiangono di non averlo portato via prima, però in qualche modo sorridono. " Und hat (Hitler) mein rosa Kaninchen lieb!" sagte Anna und lachte. Aber gleichzeitig liefen ihr Traenen ueber die Wangen". (a Hitler piace il mio coniglietto, disse Anna ridendo, mentre lacrime le scorrevano sulle guance).
Nella narrazione di questa storia il tragico è presente, velato e ostentato nello stesso tempo da una raffinata impalpabile ironia, un atteggiamento assai diverso dalla reazione dantesca al sopruso e alla soperchieria.
Nel testo della Commedia compaiono molti passaggi che si riferiscono all’inconscio, come il “se fosse amico il re dell’universo”, la bestemmia del verso 91 del canto V dell’inferno, come un Pier delle Vigne suicida trattato da eroe, come Virgilio e i pargoli senza colpa puniti nel limbo, come Catone defraudato dell’amore per Marzia, come Federico II dannato e osannato; poi la compressione violenta di tutte le aspirazioni operative e culturali dell’umanità, e questi sono solo alcuni esempi di sintomi emergenti da rimozioni imperfette; ebbene, nessun commentatore prende in considerazione questi fatti. Perché al tempo di Dante Freud non aveva scoperto l’inconscio? Del resto a quell’epoca niente idrofobia e peste, visto che Pasteur non aveva ancora studiato microbi e bacilli.
Si confermano due livelli interpretativi: uno apparentemente semplice letterale e uno più profondo per chi non intende fermarsi a date e genealogie, ma ci possono essere delle complicazioni, soprattutto quando si cerca un'interpretazione allegorica di passaggi che di interpretazioni ultraletterarie non hanno proprio bisogno; come il famoso piè fermo in basso, dove per non ammettere che l'io narrante camminava in piano, gli esegeti continuano ad esercitarsi in voli di imbarazzanti metafore, le famose peccatrici che tolgono l'acqua alle pettatrici mettendole in difficoltà nel cardare la canapa, Ugolino che si dedica a pasti che la verecondia vieterebbe di immaginare, e soprattutto di attribuirne la narrazione al Poeta.
Spingersi oltre le date e le genealogie è doveroso, ma è bene anche riflettere evitando la gaffe e il ridicolo.
Papè satàn, papè satàn aleppe!...
Come mai nessun altro commentatore riporta l'interpretazione araba di questo verso?
Oggi l'opera di Dante è in mano a esegeti che sanno tutto (cioè tutto quello che sanno). Questi professori imprigionano il pensiero del Poeta dentro schemi teologici che rendono difficile capire e ragionare nel suo spazio mentale. Tuttavia la rivoluzione culturale prosegue, magari a stento, e nel tempo qualche frutto maturerà.

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Rafel Mei


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