assunzione precari- tempistiche (Insegnamento Lingua Italiana)

Inviato da NeatNeatNeat!, mercoledì, settembre 15, 2010, 11:57 (5192 giorni fa) @ francesca romana

Il problema è che il mercato del lavoro in Italia è fermo. Non c'è bisogno di persone preparate perché si preferisce assumere gente che abbia minori qualifiche per poi pagarla una miseria, o una persona che a parità di qualifiche o quasi sia disposto/a a farsi sfruttare per qualche centinaio di euro al mese pur di lavorare. Per non parlare del magico mondo delle raccomandazioni e dei figli dei cugini degli amici dei conoscenti, o quello degli stage non retribuiti. Ne consegue che un giovane laureato, PREPARATO e qualificato, in questo contesto apocalittico (sì, apocalittico) trova nell'insegnamento l'unica via di "redenzione", o comunque l'unica professione in grado sì di garantire una certezza economica, ma soprattutto di restituire una qualche dignità professionale a persone con curriculum studiorum di altissimo livello che magari non hanno i mezzi o la determinazione o perché no la voglia di andare all'estero. Questa ha tutto l’aspetto di una guerra tra disperati; il problema è che passate il vostro tempo a puntare l’indice su chicchessia senza rendervi conto che questo stato di cose è determinato da una assenza totale delle istituzioni e della politica. Nessun piano di welfare giovanile, nessun piano di lungo termine per le politiche relative alla pubblica istruzione/università/ricerca, borse di studio tassate (forse l'unico paese del mondo occidentale a fare una cosa così vigliacca), nessun intervento sulla tassazione del lavoro, e soprattutto un'assenza dello stato di diritto e di regole. Il discorso non può limitarsi a un semplice "volete fare tutti gli insegnanti" o "volete solo il posto fisso", il discorso è di più ampio respiro e ragionare in maniera così semplicistica è intellettualmente disonesto. Io sono tra coloro che hanno preso un aereo e hanno dimostrato il loro valore all'estero, ma mi rendo conto che molte delle persone che avrebbero potuto fare il mio stesso passo semplicemente non hanno voluto; non hanno voluto lasciare il paese che amavano e hanno ritenuto opportuno rimanere per combattere e ottenere condizioni più decorose. Io ho pensato che non ne valesse assolutamente la pena e che fosse un po' come combattere contro mulini a vento. Loro evidentemente non sono dello stesso avviso. Invece di chiederci perché tutti abbiano la vocazione dell’insegnamento in questo paese, proviamo ad interrogarci su quali siano le condizioni di vita e del mercato del lavoro in Italia. La risposta è tutta lì.
Saluti.


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