assunzione precari- tempistiche (Insegnamento Lingua Italiana)

Inviato da Lela, sabato, settembre 18, 2010, 16:01 (5189 giorni fa) @ Madda

Condivido le argomentazioni, seppure impopolari, di Madda e mi sorprendono le reazioni piccate di coloro che, con assurda caparbietà, negano l'evidenza e si indignano quando leggono le parole di qualcuno che racconta come stanno le cose in realtà.

Anch'io mi meraviglio, ogni anno, di quanti giovani vogliano a tutti costi diventare insegnanti, rincorrendo questo mestiere spesso sospinti da grandi ideali e dal sogno di voler fare il mestiere che hanno sempre sognato.
Io penso che questo grande amore per l’insegnamento nasca in parte da un’immagine idealizzata della professione dell’insegnante (tipica della giovane età), ma anche da una mentalità che vede ancora, e soprattutto in un periodo di crisi come questo, l'insegnamento come un porto sicuro. Magari non subito, non i primi anni, ma poi, quando arriva il ruolo, si è finalmente in un a botte di ferro e quindi vale la pena di lottare con unghie e denti per abilitarsi ed entrare nelle tanto sospirate graduatorie.

Molti di questi giovani hanno avuto esperienza di insegnamento durante i vari assistentati o in corsi privati e, secondo me, hanno un'idea un po' falsata di cosa vuol dire insegnare nelle scuole italiane. Queste esperienze sono molto utili per imparare un metodo, per approfondire la conoscenza di una paese e di una lingua straniera, ma insegnare in Italia da precari non è per niente la stessa cosa.

Tra incarichi part-time e full-time insegno ormai da 10 anni, sempre in scuole diverse, e ho visto con i miei occhi tanti insegnanti bravi ma, mi dispiace, anche tantissimi poco preparati, pigri, privi di ideali e umanamente poveri, preoccupati solo di preservare i propri piccoli privilegi, pusillanimi e succubi di genitori e/o dirigenti. Insegnanti che ti dicono o ti fanno capire: ma chi te lo fa fare di prendertela così a cuore> Stai zitta e prenditi lo stipendio.
E non si tratta solo di "vecchie guardie", ma anche di giovani, che tuttora, scelgono l'insegnamento come ripiego, perché in altri settori non c’è lavoro, perché non si guadagna poi così male, perché si ha tempo per i figli, perché ci sono due mesi di vacanza, perché si lavora di meno ecc.. Per non parlare poi di chi sceglie il sostegno per lavorare poco (e ne ho visto davvero tanti cercare di lavorare il meno possibile).

Inoltre: non sono più una ragazza, ho lavorato in ambienti lavorativi molto diversi come traduttrice, interprete, impiegata commerciale, promotrice, l’insegnante nelle scuole serali per adulti, presso corsi di formazione, ma tanta frustrazione, insoddisfazione e invidia come negli ambienti scolastici non l’ho mai vista.
Sono frustrati, si lamentano, ma poi, quando chiedi loro: ma perché non cambi scuola> Perché non cambi lavoro, ci hai mai pensato> Ti rispondono: Beh, sai la scuola è dietro l’angolo; ho molti pomeriggi liberi; non mi va di essere impegnata per 8 ore al giorno; l’insegnamento mi lascia il tempo di fare altri lavoretti; ci sono due mesi di vacanza etcc..
Certo, non è detto che chi sceglie l'insegnamento con queste motivazioni, poi non si impegni nel lavoro, ma tutta questa vocazione io non la vedo proprio!


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